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Red Zone - 22 miglia di fuocoLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato06 novembre 2018Voto: 7.0
Dopo “Battleship”, il regista Peter Berg dirige “Red Zone - 22 Miglia di Fuoco”, un'adrenalina spy story ricca di colpi d’azione. Sono 22 le miglia che l'agente della CIA James Silva (Mark Wahlberg) deve percorrere per giungere in aeroporto. Ambientato in Indonesia, il film vede Silva -insieme alla sua squadra- scortare e proteggere un informatore compromesso, Li Noor (il campione di arti marziali Iko Uwais), agente delle forze speciali in possesso di informazioni sensibili. Durante il lungo percorso dovrà scontrarsi con funzionari corrotti, signori della malavita e fuorilegge armati pronti a tutto. Mark Wahlberg e il regista Peter Berg tornano a lavorare insieme in “Red Zone - 22 Miglia di Fuoco”, dopo “Lone Survivor”, “Deepwater: Inferno sull’oceano" e "Boston - Caccia all’uomo”, tutte storie incentrate su fatti realmente accaduti. Anche questa volta la coppia, che con il suo affiatamento è riuscita a conquistare negli anni grande consenso di pubblico e critica, non delude. Tra l’altro, è bene ricordare che il progetto è nato da un’idea originale di Peter Berg e dello stesso Mark Wahlberg: l’intenzione sarebbe quella di realizzare una trilogia action che vede protagonista una task force governativa. Tutto ciò proprio a partire da questo film.
Già dalla prima scena “Red Zone - 22 Miglia di Fuoco” lascia lo spettatore senza fiato con il ricorso all’uso di un prologo dove si vedono gli agenti della task force liberare gli americani da alcune spie di cui hanno individuato il covo. La stranezza della scena deriva dal fatto che il protagonista, Mark Wahlberg, non partecipa in prima persona all’azione in quanto relegato a ruolo di cecchino e controllore della missione. Solo in un secondo momento l’ambientazione si sposta a Giacarta in Indonesia. Sin dall’inizio è chiaro l’intento della coppia, in quanto ideatrice del progetto, di intrattenere lo spettatore con azioni spettacolari e altrettanto spettacolari effetti speciali, che riescono a mantenere l’attenzione del pubblico per tutta la durata della pellicola, nonostante qualche momento più piatto e poco incisivo. Sicuramente a farla da padrone è l’intensità delle scene d’azione, che -attraverso l’uso di una colonna sonora al passo con la storia e con la profondità, drammaticità e importanza di tali momenti- mettono in luce la complessità della missione che Silva e la sua squadra devono affrontare. Inutile dire che Mark Wahlberg ha dimostrato ancora una volta che l’azione è il suo forte, non solo attraverso la sua marcata espressività, ma anche con i gesti, le parole e uno sguardo che lascia intendere bene le preoccupazioni e le emozioni vissute dal suo personaggio, che di per sé è già ricco di sfumature, anche se l’aspetto più personale/intimo non viene messo in risalto nella pellicola. D’altronde non è certo per dare spazio all’intimità dei personaggi che è stato realizzato il film. La sceneggiatura è solida, curata, e presenta dialoghi accattivanti, incisivi, per nulla banali e senza fronzoli. La parola d’ordine è ovvia: “chiarezza”. Sicuramente una nota positiva, al di là degli effetti speciali adottati, che in piccole dosi risultano un po’ forzati, è l’ambientazione in cui si svolge la storia, accompagnata da una buona fotografia e “scenografia”. La frase dal film:
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