Manuale d'amore
Sarà forse un fuoco di paglia, ma si sentiva il bisogno di una commedia italiana che riunisse i volti più noti del nostro cinema. Un film dichiaratamente commerciale che cercasse di ristabilire quel rapporto confidenziale con lo spettatore da troppo tempo perduto tra drammi minimalisti e finte pellicole d'autore.
Ripescando dalla tradizione nostrana della commedia ad episodi (da I mostri di Risi a Signori e signore buonanotte di Magni), Veronesi ci racconta l'amore in quattro tappe, cercando di comporre quel che già dal titolo dovremmo intendere come un vero e proprio Manuale d'amore. Si parte dall'innamoramento e si finisce con l'abbandono. Nel mezzo: crisi e tradimento. Quattro spezzoni di vita di altrettante coppie che sono in realtà sempre la stessa a distanza di tempo. A legare le vicissitudini degli otto protagonisti, piccoli raccordi narrativi che ci lanciano subito all'interno della nuova situazione, senza perdere tempo con i preamboli.
Ad aiutare poi lo spettatore nel capire i ruoli di ognuno vi è la scelta del cast. Tutti gli attori di punta interpretano le parti per cui sono già conosciuti dal grande pubblico. Muccino è il solito ragazzone ingenuo e testardo che non si abbatte davanti ai più categorici dei no (già visto in "Che ne sarà di noi" proprio di Veronesi), la Buy è una donna frustrata che si interroga su un matrimonio sempre più arido (visto in Caterina va in città), la Littizzetto è la solita allupata isterica (potrebbe essere uno dei suoi tanti personaggi visti in tv) mentre Verdone è un uomo insicuro che si interroga sui motivi che hanno fatto fuggire la moglie con un altro (qui potremmo pescare a caso nella filmografia dell'attore romano). Quelli che potrebbero essere dei limiti, ovvero l'assenza d'originalità, sono in realtà semplificazioni accettabili data la simpatia preesistente che si nutre per i personaggi in questione. E così pure una rilettura (o meglio: plagio) del celebre sketch di Verdone che sbaglia numero di telefono nel mezzo della notte, come il vedere la ricomposizione sul grande schermo di una ex coppia storica del nostro cinema, ovvero Rubini-Buy, strappano quelle risate o sorrisi che al cinema non sono mai scontati (vedasi il bluff di La terza stella).
Un film, in definitiva, onesto, che senza troppe pretese d'autore soddisferà chi cerca soprattutto intrattenimento.

La frase: "Ciao, sono quello della figura di merda di ieri, sono venuto a farne un'altra".

Andrea D'Addio

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