L'uomo di Talbot
Bejamin Kasparian (John Turturro / "Rounders" - "Il Grande Lebowsky") è un paleontologo ricercatore dell'università di Montreal che, all'apice della sua carriera, scopre di soffrire di un male oscuro, la Sindrome di Talbot, che provoca una crescita anomala del cervello. Si tratta di una patologia terminale che gli lascia circa quattro settimane di vita.
Il film sempre a cavallo tra commedia nera e dramma ci trasporta in un viaggio su come affronta la vita un uomo che sa di non aver più tempo da perdere e che pensava di avere la sua vita perfettamente sotto controllo; dalle cose più banali e comuni (riconciliarsi con la famiglia, preoccuparsi delle spogli mortali dei genitori) a quelle più soggettive (non aver la voglia di perder tempo a spiegare la sua malattia agli amici). Particolarmente significativo in questo senso l'atteggiamento della moglie Amanda (Katherine Borowitz / "Affari Sporchi" - "Illuminata") che continua a parlargli di come affrontare la cura e l'operazione, cura ed operazione inesistenti, poiché al termine del percorso per Benjamin c'è solo la morte.
Benjamin diventa una sorta di avviso vivente: il troisiano "ricordati che devi morire", che nessuno, a parte le persone più care, vorrebbe vedersi davanti. Non pensare alla morte è il miglior modo per esorcizzarla.
Durante il film, che il regista armeno (come il protagonista) Arto Paragamian riesce sapientemente a stemperare con note di umorismo nero, Benjamin ripercorre la sua vita attraverso dei flashback che si manifestano ogni qual volta si trova a fissare dell'acqua, come a dare un senso della vita che scorre.
Altrettanto particolare l'atteggiamento che porta Benjamin a regalare i vari oggetti della sua casa, quasi a perpetuare il suo ricordo negli amici, che all'inizio è completamente arredata, ma man mano si svuota, come la sua memoria (la perde a causa della malattia), divenendo alla fine un appartamento spoglio e privo di qualsiasi memoria storica, una "tabula rasa" esattamente come Benjamin.
Nel complesso il lavoro risulta interessante e molto ben recitato (Turturro è ormai una garanzia), anche se, soprattutto per l'argomento trattato, inocula un certo senso di depressione piuttosto che di tristezza.
Curiosità: Turturro e la Borowitz sono marito e moglie anche nella vita reale.
Indicazioni:
Se per voi il cinema non è evasione, ma sperimentazione.
Valerio Salvi
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