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Love Life
A Gerusalemme un forte vento, un’esplosione in lontananza e poi il suono di sirene annunciano uno sconvolgimento, una deflagrazione esistenziale. Quella di una giovane sposa e studentessa in fase di blocco. Insoddisfatta, confusa (“come faccio a distinguere la strada dall’ostacolo?”) e inquieta, come rimarca il parallelo con un uccello imprigionato in una cupola. Fattore scatenante che rimette in discussione tutta la sua vita in precario equilibrio è la comparsa di un uomo, conoscente di vecchia data dei genitori. Sterile e con moglie grave in ospedale, misterioso e affascinante, brusco e risoluto, pericoloso quanto il suo citofono brulicante di api. Sazio lui (“ho provato tutto, mi annoia tutto. Devo essere sempre più trasgressivo, e dopo un pò non funziona più”), affamata lei, istintiva e pre-razionale (“dici cose che non pensi, non sai quello che fai e non sai affrontarne le conseguenze” le dice l’uomo). Due personaggi resi plausibili dalle felici caratterizzazioni del carismatico Rade Serbedzija di “Prima della pioggia” e di un’acerba e nervosa Netta Garty.
“Love life” fa riferimento alla svolta rivelatoria del film, non alla coppia. La quale è presa da una pulsione animalesca - resa da scene cariche di eros, palesato o per forti richiami – che ha a che fare, piuttosto, col sado-masochismo e un’oscura vendetta. La ragazza ha visioni di sé sia portata nuda sulle spalle dell’uomo a mo’ di preda, che sprofondata nel letto, o morta con lui che si dispera. E accetta umiliazioni (seguite e anticipate dall’episodio dell’autostop, gioco di seduzione e potere): all’inizio posseduta e poi messa alla porta, arriva a fare l’amore in presenza di un altro, fino a lasciarsi sequestrare in camera. Ma per lei, ignara erede di fuochi passati, la relazione diviene mezzo di consapevolezza. Lungo un notevole percorso femminile co-sceneggiato dall’esordiente regista (con carriera da attrice) Maria Schrader con tocchi di poesia (mentre lei canta, compare lui accompagnato da un’altra e le trema la voce; oppure, stando di fianco, gli fissa il collo rapita e ubriaca), profondità e padronanza.
La frase: "Tienti stretto ciò che hai”. “E se non lo volessi?".
Federico Raponi
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