L'oro di Cuba
Per ricordare e festeggiare i cinquanta anni della rivoluzione cubana avvenuta nel 1959, il regista, sceneggiatore e attore italiano Giuliano Montaldo ha presentato, fuori concorso alla 66a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, un film – documentario intitolato: "L’Oro di Cuba". E’ un’opera in linea con la passione e l’interesse di questo rappresentante del Bel Paese che ha vinto nel 1982 un Emmy Award con il kolossal "Marco Polo" per la migliore serie televisiva, ottenendo nel 2007 il David di Donatello alla carriera e nel 2008 il Premio Bianchi alla Mostra del Cinema di Venezia. Una carriera artistica lunga e produttiva, che ha visto il cineasta impegnato in diversi lavori: dai kolossal televisivi alla regia per celebri opere teatrali come "La Bohème" e a film storici come "Sacco e Vanzetti" e "Giordano Bruno". L’idea di girare un film in memoria di questo importante evento del secolo scorso è nata durante un viaggio a Cuba, dove è rimasto affascinato dalla cultura e dalle bellezze del luogo, tanto da decidere di dedicarsi allo studio di questo paese così contraddittorio. "L’oro di Cuba" è un misto fra film e documentario caratterizzato da interviste e da filmati in bianco e nero di repertorio, molti dei quali inediti. E’ un viaggio fra la storia e il mito di questo paese che, volente o nolente, ha influenzato la politica e la cultura di tutto il mondo, diventando il simbolo della rivolta contro il capitalismo. Montaldo realizza un documento storico importante, che cattura dalla voce della gente comune il ricordo degli eventi della rivoluzione, i sentimenti provati, cattura ciò che è Cuba in questo inizio di secolo. Un paese che sta cambiando, come dimostra la situazione politica internazionale di oggi, ma, come spiega lo stesso Montaldo: "Spero che il cambiamento sia lento, come lo desiderano i cubani, e soprattutto con Obama ad attenderli". Il cineasta però non vuole solo raccontare la rivoluzione, ma anche scoprire come da allora è cambiata l’isola, quali migliorie o meno sono state attuate prima da Che Guevara e poi da Fidel Castro. Cerca di catturare l’anima e lo spirito di un popolo, intervistando giovani che raccontano i loro sogni e aspettative, che provano a immaginare un futuro e che sono pronti a fuggire in America per cercare fortuna, ma che al tempo stesso, in cuor loro, sanno che ritorneranno. E’ emblematica l’intervista ad una ragazza che spiega come mai desideri andare in America e come sia disperata nel dover lasciare la sua terra, piena di colore, luce, ma soprattutto musica. Come ha spiegato il regista: "Quando uno fa un film, scrive e sa dove va a finire, quando fai un documentario invece dipende da chi incontri, chi trovi, che atmosfere bisogna indagare e avere fortuna di incontrare le persone giuste o essere indirizzato in maniera giusta". Il cineasta vuole indagare questo mondo così affascinante ed esotico, andando oltre lo sguardo del turista che con il suo comportamento rovina l’economia e la società cubana. Vi è uno sguardo ad ampio raggio che tocca ad esempio la musica cubana, ricordando il progetto "Buena Vista Social Club" (era il nome di un club dell'Avana a Cuba, il cui ingresso era riservato solo a persone di colore. Dopo quaranta anni le star cubane si sono unite nell’Afro Cuban All Star, producendo il disco omonimo nel 1996 e nel 1999 un documentario con la regia di Wim Wenders. La pellicola racconta la nascita dell’All Star e intervista i membri dell’orchestra). L’avventura non si conclude qui, ma prosegue informando sulle riforme attuate da Fidel Castro a favore della popolazione, i progetti realizzati e così via. "L’oro di Cuba" è un panorama in fermento, vivace e animato, documentato dal punto di vista di Montaldo, caratterizzato da curiosità e interesse scevro dai luoghi comuni occidentali e dalla visione miope dei turisti, che secondo il suo parere rovinerebbero Cuba.

La frase: "La storia della mia isola ha impedito tanti amori come il mio, lui se n’è andato e probabilmente se un giorno ci rivedremo non saremo più gli stessi la nostra realtà sarà cambiata e noi con lei. L’ho perso".

Federica Di Bartolo

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