Paura
Sempre bravi i Manetti Bros. Dopo "L’arrivo di Wang", e "Piano 17" i due fratelli romani che hanno iniziato girando videoclip a budget zero firmano un altro lavoro di tutto rispetto. Interrogandosi ancora sul genere thriller, dirigono un film che diverte e appassiona.
Tre ragazzi della borgata romana decidono di fare una bravata: infiltrarsi nella villa di un marchese in assenza del padrone di casa. Lì, hanno la possibilità di dare sfogo a tutti i loro più ingenui desideri: tuffarsi in piscina, mangiare e bere fino a scoppiare, insomma, divertirsi e dimenticare le loro origini e le loro vite di periferia. Almeno fino a quando non si avventurano nel sottoscala...
Lo strano effetto che si ha guardando i film dei Manetti Bros. è più o meno sempre lo stesso. Ovvero quello di vedere un film amatoriale, però ben fatto. La recitazione è sempre sotto la media, benché in questo caso a dar man forte al lavoro arriva niente meno che Peppe Servillo: divertito, cattivo, manieristico.
Le musiche vagano da pezzi rap, ad altri di ambiente. La narrazione echeggia il torture porn giapponese (qualcuno si ricorda "Grotesque"?), omaggiandolo qua e là, e lo splatter anni ’70. Tutto va a ricordare qualcosa d’altro.
Manca il guizzo, allora, la vena davvero autoriale. Si premia il coraggio, la voglia di sperimentare, quell’entusiasmo tipico di chi manipola la materia artistica per la prima volta.
Ma dai fratelli Manetti, Marco e Antonio, è ormai lecito aspettarsi qualcosa di più del mero giocattolino di genere. Se fossimo a scuola, fingendoci maestri noi, avremmo detto che avrebbero preso un 7, ma per motivarli gli daremo solo la sufficienza.
La frase:
"Non si entra in casa d’altri".
a cura di Diego Altobelli
Scrivi la tua recensione!
|