Linhas de Wellington
Le linee di Wellington era un progetto molto ambizioso del regista portoghese Raul Ruiz, scomparso nel 2011. In seguito alla sua scomparsa, il testimone è stato ripreso dalla moglie di Ruiz, Valeria Sarmiento, che ha deciso comunque di portare a termine il colossal ideato dal marito. Il risultato è una pellicola di circa due ore e mezza che ripercorre le fasi finali dell'invasione napoleonica del Portogallo. Le linee di Wellington erano, di fatto, l'ultima difesa di Lisbona e delle navi che costituivano l'ultima possibilità di fuga degli inglesi. Nel frattempo la popolazione era sempre più provata dagli effetti di una guerra lunga e logorante.
Le linee di Wellington è un film corale, che presenta un numero molto alto di personaggi e di situazioni, caratterizzato da molti attori di rilievo, a partire da John Malkovich nel ruolo di Wellington e continuando con la Deneuve, la Huppert, Michel Piccoli e tanti altri, molto spesso impiegati in ruoli che al massimo possono definirsi come camei. È difficile dire se si tratti di un'operazione del tutto riuscita. Le singole vicende non hanno un legame forte tra loro e spesso sembra che manchi semplicemente un'idea alla base della pellicola. A volte si ha la netta sensazione che invece di mostrare la forza del popolo portoghese si sia più interessati a mostrare la debolezza dell'esercito francese. Wellington sembra più interessato a riprendere il proprio pittore che a pianificare la vittoria e così via.
Dal punto di vista puramente cinematografico poi, la qualità è spesso altalenante, con le riprese in esterno visibilmente inferiori rispetto alle riprese negli interni. In definitiva sembra di assistere a un progetto estremamente ambizioso ma realizzato con risultati molto modesti. Non si può parlare di una Guerra e pace portoghese, non solo per l'assenza di un personaggio solo che faccia da tramite con tutti i protagonisti, ma anche per una mancanza di carisma nella fase di ideazione e di scrittura.
La frase:
"Sono un popolo malinconico i portoghesi. Come si chiama? Ah... "saudade", la nostalgia di quello che avrebbe potuto essere e non è stato".
a cura di Mauro Corso
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