La tigre e il dragone

Film d'azione o storia d'amore? Questo il dubbio che permea la nuova opera di Ang Lee, un pò lo stesso di "Cavalcando con il Diavolo", ma in toni decisamente più marcati. La storia: nella Cina della dinastia Ching, periodo dominato dalla filosofia taoista (che fa tanto trend moderno), il maestro di spada Li Mu Bai (Chow Yun Fat - "The Killer" - "Anna and the King") e la sua discepola Jen (Michelle Yeoh - "007 - Il Domani non Muore Mai") condividono un rapporto che va al di la del semplice allievo-maestro, ma che resta costantemente ingabbiato dai dettami delle tradizioni e della cultura del tempo. La decisione da parte di lui di abbandonare la via della spada a favore di un esistenza accanto alla sua amata, viene frustata dal ritorno di un antico nemico: Volpe di Giada. Soltanto la presenza di una nuova potenziale discepola, anche lei vittima di una storia d'amore particolarmente travagliata, lo porterà a mutare il suo cammino.
Sullo sfondo di intrighi politici, mai approfonditi come meriterebbero, la storia si dipana lenta ed inesorabile fino al tragico finale.

Il problema fondamentale del film è legato all'incapacità, probabilmente voluta dallo stesso regista, di collocarsi in un preciso genere, cosa che, allo stesso tempo, gli impedisce di decollare in maniera completa. Ci troviamo di fronte ad un "Ragione e Sentimento" popolato da scene alla "Bruce Lee". Ang Lee si avvale dell'aiuto di Yuen Wo Ping, già creatore degli spettacolari duelli di "The Matrix", per le scene di lotta, ma, a differenza dei fratelli Wachowski, non riesce a diluire il caratteristico gusto orientale per gli eccessi; questo porta a scene decisamente assurde in cui le varie capriole della lotta si trasformano in veri e propri "voli" che danno al film un tono clownesco.

Che dire poi dell'intreccio amoroso: prevedibile, eccessivamente melenso e molto stereotipato, unica eccezione il finale inaspettato che riscatta i precedenti 100 minuti di pellicola. Certo è che sentendo frasi come: "Tu cerchi le stelle cadenti nel deserto?" - "Oggi non ho cercato invano, vicino a me c'è la stella più preziosa dell'universo (quest'ultimo un tipico concetto già chiaro nella Cina medioevale)!" ho rischiato il tracollo diabetico.

Buona l'interpretazione degli attori, costretti ad esprimersi costantemente con gesti misurati e senza eccessi, secondo i canoni tipici della Cina dell'epoca. I due protagonisti sfoggiano, tra l'altro, una grande abilità nelle arti marziali, che hanno acquisito attraverso un lungo addestramento.
Eccellente la fotografia, supportata da paesaggi che uniscono un certo esotismo ad una natura ancora incontaminata.

La frase: Racchiude tutta la filosofia tao del film: "Se stringi il pugno la tua mano è vuota, solo con la mano aperta puoi possedere il mondo."

Indicazioni: Due categorie di pubblico: gli appassionati del melò e gli estimatori dei film di arti marziali.

Valerio Salvi

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