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La pazza gioia

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato2016-05-16
 

  • Foto dal film La pazza gioia
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Beatrice Morandini Valdirana è una chiacchierona istrionica, sedicente contessa e a suo dire in intimità con i potenti della Terra. Donatella Morelli una giovane donna tatuata, fragile e silenziosa, che custodisce un doloroso segreto. Sono tutte e due ospiti di una comunità terapeutica per donne con disturbi mentali, dove sono sottoposte a misure di custodia giudiziaria. Il film racconta la loro imprevedibile amicizia, che porterà a una fuga strampalata e toccante, alla ricerca di un po’ di felicità in quel manicomio a cielo aperto che è il mondo dei sani. Questa è la trama de “La pazza gioia”, il nuovo film di Paolo Virzì - con Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti - che dopo “Il capitale umano” è riuscito a sorprendere ancora una volta la critica.

Ricca di temi forti e di spunti notevoli, la pellicola si muove sulla linea sottile che esiste tra follia e realtà, alternando momenti decisamente drammatici e scene di infinita leggerezza. Il regista, aiutato da una sceneggiatura ben definita e ritmata al punto giusto, è stato in grado di trovare una sorta di equilibrio tra la parte più intensa - che prevale comunque nella seconda metà del film - e quella più spensierata, volta alla ricerca di una libertà che è stata tolta alle due donne per volere di una perizia psichiatrica. Per quanto riguarda invece la colonna sonora, si può dire che segue il ritmo della narrazione e che dà alla pellicola una nota di dramma, di emozione, in più.

Le due attrici protagoniste, perfettamente in parte e in stato di grazia, si sono rivelate due grandi interpreti: è la Tedeschi, forse troppo sottovalutata nel mondo del cinema italiano (ma non in quello francese), ad aver sorpreso maggiormente. Questo perché in qualche modo siamo abituati a vedere la Ramazzotti nelle vesti di una persona instabile (“Il nome del figlio” tra i più recenti) e quindi non stupisce più di tanto. C’è da dire che la Tedeschi è riuscita a rendere il suo personaggio leggero e - allo stesso tempo - intenso nei momenti di pazzia. Sembra aver dato vita a due personaggi di differente personalità: una più docile, sensibile e una più aggressiva, la quale nasconde una forte fragilità e senso di vuoto, di disagio.

Se quest’ultima comunica con l’uso delle parole e del sorriso, la Ramazzotti incarna la tipica donna depressa - in cerca di una via d’uscita e di un po’ d’amore - che non trova in questo modo, dal quale si sente solo giudicata. Il senso di colpa è il suo compagno di viaggio e questo la fa vacillare più di una volta e la rende poco stabile psicologicamente. L’attrice racconta il suo personaggio con il solo sguardo, che è in grado di far emergere un passato turbolento - caratterizzato dalla solitudine e da una verità dolorosa - e un desiderio irrefrenabile, un sogno, che va al di là della voglia di libertà.

Una menzione speciale va a Valentina Carnelutti, conosciuta per aver interpretato il ruolo di Veronica nella fiction “Squadra Antimafia”, che nel film impersona Fiamma Zappa. Quest’ultima è la psicologa che si occupa di Beatrice e Donatella e che sembra l’unica (o quasi) ad avere a cuore la loro salute. L’attrice, grazie alle sue doti recitative ormai inconfutabili, ha dato vita a un personaggio vero, intenso. Una figura che ognuno di noi vorrebbe avere accanto nella propria vita (magari in altre vesti) e uno dei pochi che abbia lanciato un messaggio di speranza: c’è sempre qualcuno su cui poter contare. Nessuno è solo.

Tutte le attrici, in un modo o in un altro, hanno contribuito a regalare al pubblico italiano un progetto emozionante e che funziona. Di certo, come potete immaginare, una lacrima scenderà. Che sia una situazione di gioia o di dolore, lo spettatore non potrà fare a meno di piangere. Infine, è giusto citare un particolare davvero emozionante: nel film ci sono rimandi al lungometraggio “Thelma e Louise”. D’altronde, se le protagoniste non fossero due pazze conclamate, si potrebbe pensare che sia una sorta di reboot (per quanto riguarda il viaggio da loro intrapreso) del progetto diretto da Ridley Scott nel 1991. La pellicola infatti è stata soprannominata “Thelma & Loiuse nel mondo dei lunatici”. Sarà un caso?

Il film è consigliabile solo a un pubblico adulto a causa dei temi affrontati, quali l’amore senza confini, la voglia di riscatto, la pazzia (alcune scene è meglio che siano vietate alla visione dei bambini), la voglia di vivere e di cambiare, ma anche di ricominciare e di trovare quella felicità che entrambe ricercano da tempo.


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