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La notte è piccola per noi - Director's Cut

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Leonardo Mezzelani15 novembre 2018Voto: 7.0
 

  • Foto dal film La notte è piccola per noi - Director's Cut
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Ci sono un ladro latitante, un carabiniere, quattro professoresse e un anziano geloso in una balera romana. Sembrerebbe l’incipit della più classica delle barzellette. Eppure, quelli elencati, sono solo una piccola parte dei personaggi che popolano il microcosmo “baleriano” de “La notte è piccola per noi”, ultimo film di Gianfrancesco Lazotti. A questi si aggiungono un ragazzo che cerca la donna con la quale ha un appuntamento al buio; una cameriera (interpretata da Cristiana Capotondi) dalla battuta pronta e tagliente, un ex pugile devoto a Sant’Onofrio, una donna sola abbandonata da anni da suo marito.
Il lettore consideri che ci si è limitati ad elencare solo i personaggi più presenti sullo schermo nel corso dei 90’ di film, perché intorno a questi gravitano altre decine di personaggi più o meno rilevanti che vanno a creare un eterogeneo e, a tratti, grottesco microcosmo.
Scrivere brevemente la trama di “La notte è piccola per noi” risulta così un’impresa ardua, ci si prova. Si può identificare nella balera romana il vero protagonista di tutta la storia, all’interno della quale varie vicende si intrecciano, il tempo sembra sospeso, esiste solo il qui ed ora. Sguardi di intesa, sorrisini, vecchi rancori, tra un “Maracaibo” e “Malafemmena” tutto sembra possibile, nulla sembra pienamente reale. Ecco che quindi il carabiniere decide di ballare di fianco al ladro latitante (Riccardo De Filippis, ancora una volta convincente dopo la meravigliosa interpretazione di “Rabbia Furiosa”) per non dover rinunciare a conquistare la donna che guarda da chissà quante settimane, ogni sabato, senza riuscire a dirle nulla. Ecco che una coppia di ultraottantenni mettono in scena reciproche scenate di gelosia adolescenziali. Ecco che un ex pugile che porta sempre il santino del suo Sant’Onofrio sullo smartphone (e lo bacia!) cerca di riconquistare la sua ex moglie, cantante della serata. Poi c’è forse il personaggio al quale ci si affeziona di più, il giovane che tutti scambiano per cameriere ma che sta semplicemente cercando di trovare la “ragazza” con la quale ha un appuntamento al buio.

Un viavai forsennato, un intreccio continuo degno del miglior Ariosto ne “L’Orlando Furioso”. Si perdonerà l’audace e, forse, inopportuno paragone, ma l’idea è proprio quella: un patetico poema cavalleresco. La balera come il castello stregato all’interno del quale ogni personaggio è destinato a vagare, a scontrarsi con le proprie aspettative e affrontare le proprie delusioni. Questo è un tema fondamentale, la disillusione, elemento che ci riporta alla realtà, che ci costringe a delle scelte. Come reagire?

Nel mentre lo spettatore difficilmente si può annoiare, l’atmosfera e la location rimandano vagamente a quelle che si trovano nel Bang Bang Bar della terza stagione di Twin Peaks, e funziona. Le dure ombre spezzate dagli acidi colori delle luci al neon, la musica popolare, i passi sincronizzati degli improvvisati ballerini, ci portano in un mondo altro, in un incubo-sogno che difficilmente può lasciare indifferenti. Anche la regia fa il suo, senza strafare si mette al servizio delle storie, si fa guidare dai personaggi, riesce a non farci perdere in questo intricato labirinto.
Tutto bello quindi? Non proprio. La grande forza del film è anche il suo più grande difetto. Non era certo un’impresa facile riuscire a gestire così tante sottotrame dando la giusta importanza ad ognuna e il giusto respiro alla narrazione. Nel marasma generale alcune sfumature si perdono, alcune cose sono buttate lì e lasciate morire.
Se è vero che tutto questo può ridare ancor di più a quel che realmente succede all’interno di una balera il sabato sera, non è così scontato che sul grande schermo funzioni. Anche alcune delle storie sono poche incisive, come quella delle quattro professoresse, una flebile critica verso un mondo scolastico pieno di spocchiosi ignoranti? Sì, si può essere d’accordo, ma quindi?

È comunque un peccato che film interessanti e coraggiosi come questo, nel nostro panorama nazionale, siano costretti a restare quasi invisibili. Con queste poche righe si spera di poter contribuire in qualche modo a dar maggiore visibilità a “La notte è piccola per noi” che, a dispetto di qualche difetto (che noia la perfezione) merita di esser guardato e apprezzato.


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