La notte del mio primo amore
Dal titolo verrebbe erroneamente da pensare che si tratti dell'ennesima commedia tricolore per adolescenti a sfondo sentimentale, la notte cui fa riferimento l'opera prima di Alessandro Pambianco, invece, è quella che l'illibata Chiara (Giulia Ruffinelli), appena lasciatasi con il fidanzato Andrea (Luca Bastianello) e residente in una cittadina di provincia da tempo terrorizzata da un ignoto serial killer con l'abitudine di rapire ragazze diciassettenni per poi sottoporle ad un macabro rituale di violenza e morte, si accinge a trascorrere con il tanto affascinante quanto misterioso istruttore di palestra Matteo (Damiano Verrocchi). Il tutto, mentre la sua migliore amica Marina (Valentina Izumi) ed Andrea, una volta venuti al corrente della situazione pericolosa, tentano in ogni modo di accorrere tempestivamente in suo aiuto.
E l'evidente semi-amatorialità dell'operazione, testimoniata anche dal fatto che buona parte degli omicidi (pochi), tra pistole sparachiodi e strangolamenti a mani nude, avvenga fuori campo, poco ci importa, in quanto l'esordio di Pambianco, che presenta il grande pregio di gestire sapientemente i lenti ritmi di narrazione tanto da non annoiare mai lo spettatore (cosa assai rara in questa tipologia di lavori), si lascia tranquillamente interpretare come una coraggiosa sfida attuata dalla casa di produzione indipendente PARS Film e da quella di distribuzione Mediafilm nei confronti di un pubblico che sembra aver totalmente dimenticato cosa significava, un tempo, produrre nello stivale del globo dignitosi elaborati di genere con capitali ristretti. Una sfida che dalle nostre parti già da anni era stata tentata da intraprendenti filmmaker (nessuno ha mai sentito parlare di Sick-o-pathics, girato nel 1996 da Brigida Costa e Massimo Lavagnini?), emuli probabilmente di colleghi d'oltreoceano come il Todd Sheets di "Zombie bloodbath" (1993) o lo Scooter McCrae di "Shatter dead" (1994), ma che ora ha modo di effettuare un ulteriore passo avanti raggiungendo la buia sala di proiezione, anche se, a causa della fredda qualità del digitale, potrebbe tranquillamente risultare più adatta ad una fruizione televisiva che cinematografica.
Una sfida commentata dalle tutt'altro che disprezzabili musiche firmate da Ermanno Giorgetti, Giovanni Giombolini, Bruno Antonio Pierotti e Luca Scota, e che, infarcita con non pochi omaggi al genere horror, dalla Villa Argento in onore del grande Dario all'omicida mascherato che si presenta come un ibrido tra il Leatherface di "Non aprite quella porta" ed il Michael Myers della saga "Halloween", pone all'attenzione di tutti un notevole cast di giovani attori, tra i quali spiccano la sorprendente protagonista Giulia Ruffinelli, alla sua primissima esperienza davanti ad un obiettivo di ripresa (ed è veramente difficile crederlo), e Damiano Verrocchi, un bello e dannato da tenere assolutamente d'occhio.
Perché sono queste piccole citazioni a codificare il sincero amore nei confronti di una rinascita della produzione di genere nel paese che fu di Fulci e Di Leo, più di ogni altra falsa operazione lussuosa imbevuta d'intellettualismi e colti riferimenti letterari (e citiamo soltanto La cura del gorilla e Mare nero), i quali, paradossalmente, finiscono per sostituire il fondamentale concetto popolare di spettacolo.
A tal proposito, quindi, con tutti i suoi pregi e difetti, "La notte del mio primo amore", se da un lato incarna perfettamente un'ipotetica fine a cui è stato relegato il cinema di genere italiano, dall'altro potrebbe rappresentare la possibilità e lo stimolo di realizzare prodotti analoghi con la stessa pochezza di mezzi, un pò (con le dovute proporzioni) come furono nel campo della musica rock quei Ramones il cui logo, casualmente, compare su una toppa del giubbotto di Matteo.

La frase: "Trent'anni fa in questa casa è stata uccisa una ragazza, aveva diciassette anni, proprio come te".

Francesco Lomuscio

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