La Coppa
In un monastero di buddisti tibetani ai piedi dell'Himalaya è arrivato il momento delle orazioni: ma tra tutti quelli con la testa china impegnati in preghiera, spunta uno che discute a bassa voce con il suo vicino, con il piccolo particolare che l'argomento non è il buddismo ma i mondiali di calcio che si stanno giocando in quel periodo. Questi giovani, disposti a tutto pur di vedere i loro beniamini, decidono di scappare la notte, finchè non vengono scoperti e puniti dai loro superiori. Ma a quel punto gli allievi elaborano una proposta che neanche i loro maestri sono in grado di rifiutare: promettono di studiare con molto più impegno se verrà data loro la possibilità di noleggiare un televisore e guardare la finale all'interno del monastero tutti insieme. Una volta accordato il permesso, inizia il grande lavoro di squadra per poter issare la parabola e potersi finalmente godere la tanto agognata finale mondiale. Diretto da Khyentse Norbu, un lama tibetano che vive tra l'India e il Bhutan con la passione per il cinema (ha anche lavorato con Bernardo Bertolucci per "Il piccolo Buddha" come consulente religioso), il film ci dà una testimonianza di come anche i monaci, che appaiono a tutti come persone dedite solo alla preghiera, possano provare emozioni e interesse anche per eventi molto mondani come le partite di calcio. Girato con pochissimi soldi e con grandi difficoltà tecniche, bisogna però ammirare l'entusiasmo e la bravura degli interpreti, tutti religiosi del monastero, ma ampiamente a loro agio di fronte alle telecamere.
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