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I segreti del lago
"I Segreti del Lago", in originale "The Deep End" nome del locale dove inizia tutta la vicenda, è un thriller decisamente "sui generis". Più che sulla caccia all'assassino, sull'analisi delle prove o delle motivazioni, ci focalizziamo sulla vita, le sensazioni e le reazioni delle persone coinvolte. Non è importante chi materialmente abbia ucciso Darby (anche se poi il particolare verrà comunque svelato a chi non l'avesse ancora indovinato), ma piuttosto come si può vivere il senso di colpa o la paura di essere scoperti.
Dopo aver intuito che il figlio diciassettenne, Beau (Jonathan Tucker / "Il giardino delle vergini suicide"), ha una relazione omosessuale con Darby, un losco trentenne, Margaret (Tilda Swinton / "The Beach") si ritrova improvvisamente il cadavere di Darby vicino al molo di casa. È subito panico, la litigata della notte precedente tra Darby ed il figlio ed un frammento di stoffa della camicia di quest'ultimo ancora stretto in mano al cadavere non lasciano spazio ad alcun dubbio, bisogna occultare il corpo e far sparire ogni traccia per proteggere Beau.
Grazie alla sua prontezza Margaret riesce a proteggere la sua famiglia, o almeno lo pensa finché alla sua porta bussa un tale Alek (Goran Visnijc / "E.R.") in possesso di una videocassetta che riprende Beau nel pieno delle sue prestazioni con Darby. Per evitare che il nastro finisca nelle mani della polizia occorrono cinquantamila dollari entro ventiquattro ore.
I registi Scott McGehee e David Siegel, qui al lavoro ancora in coppia dopo il buon esordio di "Suture", riadattano liberamente un racconto degli anni quaranta di Elizabeth Sanxay Holding: "The Blank Wall", incentrato sulla figura di Margaret una casalinga con tre figli, e con il marito quasi sempre assente, normalmente abituata a far fronte ai problemi quotidiani, costretta improvvisamente a confrontarsi con qualcosa più grande di lei senza aver la possibilità di usufruire di alcun appoggio morale e materiale. La Swinton sembra perfetta per il ruolo con quella sua espressione costantemente impaurita che ricorda un cerbiatto abbagliato dai fari di un'automobile pronto per essere travolto. Ma la vera domanda che ci poniamo, al di la del dilemma di Margaret che si preoccupa soltanto se coprire il figlio o meno, è: perché lei da per assodato che il colpevole sia Beau. Anche la scelta di dipingerla come una sorta di eroina può risultare abbastanza discutibile, se il comportamento di Margaret è infatti giustificabile da un punto di vista umano - è pur sempre una madre - non lo diventa nel momento in cui acquisisce l'aspetto di un eroina.
In ogni caso il film ha una buona partenza, ma tende a perdersi nelle fasi finali lasciando che i numerosi intrecci narrativi si risolvano più con delle comode scappatoie che con brillanti idee, d'altronde la sensazione finale è quella di una pellicola più incentrata sulla protagonista e sui suoi sentimenti che su un vero e proprio giallo.
In un film che non brilla più di tanto non stupirebbe comunque una candidatura all'Oscar per la Swinton.
Curiosità: per chi non lo sapesse Goran Vinijc è Luka, dottore del pronto soccorso di ER quindi esperto di rianimazione; singolare in tal senso la domanda che gli rivolge Margaret mentre il suocero è in preda ad un attacco cardiaco e lei tenta di salvarlo: "l'hai mai fatto prima?".
La chicca: quando Jack ha l'attacco di cuore fa cadere a terra una tanica d'acqua frantumandola (fa scena, si sa). Dopo, però, quando Margaret ed Alek tentano di rianimarlo, il pavimento è perfettamente asciutto (bagnato sarebbe stato un pò scomodo).
La frase: "Non voglio candele sulla torta, assomiglierebbe all'incendio di Atlanta."
Indicazioni: Per chi non vuole un thriller classico.
Valerio Salvi
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