In the bedroom
"In the Bedroom" è il principale motivo per cui "La Stanza del Figlio", già vincitrice a Cannes, non ha partecipato alla selezione per gli Oscar come miglior film straniero per l'Italia; la pellicola di Moretti, infatti, sarebbe andata a concorrere mentre nella sezione "Miglior Film" c'era un soggetto molto simile, quello di Todd Field appunto.

La storia è quella di una famiglia che si vede improvvisamente catapultata in un abisso di disperazione a causa della morte del suo unico figlio. Frank (Nick Stahl / "L'Uomo Senza Volto") frequenta l'università, ma nel periodo estivo torna a casa dai genitori, Matt (Tom Wilkinson / "Shakespeare in Love") e Ruth (Sissy Spacek / "Crimini del Cuore"), dove si guadagna qualche soldo con la pesca delle aragoste. Quest'estate però, c'è qualcosa di diverso... Frank ha conosciuto Natalie (Marisa Tomei / "Mio Cugino Vincenzo"), una donna divorziata, madre di due figli, con cui ha intrapreso una difficile relazione; difficile perché lei è molto più grande di lui, difficile perché la madre vorrebbe che si dedicasse maggiormente ai suoi studi, ma soprattutto difficile perché Richard (William Mapother / "Codice: Swordfish"), l'ex-matrito di Natalie, non considera ancora chiuso il suo matrimonio.
La tragedia è nell'aria ed ineluttabilmente accade: Richard spara a Frank uccidendolo e nello stesso istante la vita di Matt e Ruth si spezza inesorabilmente.

Le analogie con il film di Moretti non sono poche, ma le pellicole sono essenzialmente molto diverse tra loro. Matt e Ruth hanno un solo figlio e la sua morte mette fine a tutti i loro sogni, all'unico motivo per cui la vita vale la pena di essere vissuta; inoltre Field non vuole realizzare un film che si limita all'introspezione dei personaggi nell'ambito della perdita, ma vuole esplorare altri meandri dell'animo umano e fino a che punto un evento di simile portata possa cambiare la tua personalità. I genitori di Frank non devono fare soltanto i conti con la morte del figlio, ma anche con il fatto che c'è un colpevole per quello che è successo, e che non sta pagando come sarebbe stato giusto (secondo loro). In quest'ottica vedo molte più analogie con "3 Giorni per la Verità" di Sean Penn.
Anche la stessa morte di Frank è risolta in maniera diametralmente opposta a quella di Moretti, qui viene chiaramente mostrato l'evento, ma non ci si sofferma a ciò che accade immediatamente dopo al momento in cui si apprende la notizia, mentre ne "La Stanza del Figlio" accadeva l'opposto.
Al di la della trama è molto interessante notare come è stata affrontato l'evento dai vari personaggi a cominciare dal ruolo di Natalie, sempre presente accanto a Frank, sparisce insieme a lui, per tutto il resto della pellicola la incontriamo solo sporadicamente e sempre in funzione dello stato d'animo dei due genitori, come se Natalie stessa fosse un'estensione del figlio; un approccio non sempre condivisibile considerando il legame tra i due ragazzi. Matt sembra l'unico che si ricorda dei legami del figlio con il resto del mondo, ma questo grazie anche al suo modo di vivere il dolore interiorizzandolo, Ruth invece è preda di un abulia che scoppia quindi in un'incontrollabile isteria rifiutandosi totalmente di vedere la vita del figlio al di la del suo rapporto con lei.

In ogni caso il film si sofferma a lungo, forse anche un pò troppo, sull'impatto che ha avuto la perdita di Frank nel menage di Ruth e Matt, ma anche perché deve poi giustificare il finale; non dimentichiamo che il racconto di Andre Dubus da cui è tratta la sceneggiatura era intitolato "Kills".

La frase: "Un padre si giudica dalle cose che fa, non da quelle che promette."

Curiosità: se vi steste chiedendo l'origine dei versi declamati durante la due partite di poker, questi sono "Auguries of Innocence" di William Blake e My Lost Youth" di Henry Wadsworth Longfellow.

Indicazioni:
Un film drammatico abbastanza difficile da digerire.

Valerio Salvi

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