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Il Ragazzo della GiudeccaLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Roberto Leofrigio2016-05-04
Carmelo Zappulla, siracusano di nascita del quartiere della Giudecca, trasferendosi a Napoli diventerà uno dei più noti cantanti neomelodici. Una grande carriera di successo vede Zappulla in giro per il mondo, dove porta la canzone napoletana vincendo molti festival musicali.
Oltre al notevole successo discografico, Zappulla partecipa anche a quattro film negli anni '80: Pover'ammore di Vincenzo Salviani (1981) a Pronto... Lucia e Zampognaro Innamorato entrambi di Ciro Ippolito (1982-1983) e Laura ... a sedici anni mi dicesti sì di Alfonso Brescia (1983). Tutto va quindi benissimo, fino a quando nel 1993 è improvvisamente coinvolto in una vicenda giudiziaria: è accusato di essere il mandante dell’omicidio dell'amante della madre, deceduta l’anno prima. Inizia un lungo tunnel giudiziario: l’arresto, poi il carcere seguito da tre anni di latitanza, con il rischio di essere condannato all'ergastolo, per arrivare infine all'assoluzione con formula piena. La pellicola, diretta da Alfonso Bergamo, si basa sul libro autobiografico “Quel ragazzo della Giudecca”. La storia descritta nel film, dove protagonista in prima persona è il cantante napoletano, prende avvio proprio dal momento in cui si apre la dolorosa e lunga vicenda giudiziaria, che colpisce Zappulla all'apice della sua carriera. Un caso che pochi ricordano e che ha molte similitudini con la nota vicenda di Enzo Tortora: allo stesso modo un gruppo di pentiti fece il nome del cantante, senza precisi motivi, forse per avere solo qualche titolo sulla stampa. La scelta cinematografica da parte del giovane regista è di una maggiore libertà rispetto ai fatti reali: da qui la scelta di Tony Sperandeo nei panni di un luciferino Pm, coadiuvato da Bracco (Cristian Stelluti) nel ruolo di un investigatore vestito come un personaggio dei fumetti e che si comporta come tale. Per contraltare, oltre al citato protagonista Zappulla, Luigi Diberti nel ruolo dell'avvocato, che nella realtà ha svolto un ruolo fondamentale e decisivo nel dimostrare la totale innocenza del cantante nei fatti addebitategli. Impreziosiscono il cast due bei camei di Giancarlo Giannini e Franco Nero. Il risultato cinematografico si discosta molto da quello scritto nel libro e dei fatti reali della vicenda. La scelta volutamente operata dal giovane regista è stata quella di creare un dualismo tra un Pm (che nella realtà non è mai esistito) e il vero avvocato della vicenda, però siamo ben lontani dall'avere come prodotto finale un thriller legale. Tuttavia la buona prova dello stesso Zappulla, che riesce a coinvolgere e a rivivere la sua brutta esperienza, coadiuvato da un giovane cast riescono a far andare avanti la storia, dove le canzoni napoletane sono solo un sottofondo e i pentiti sono i tristi personaggi che hanno potuto rovinare con facilità estrema la vita di una persona. In sostanza la riteniamo un’occasione mancata per un film che il cantante voleva realizzare da tempo ma, che a causa delle audaci scelte del regista e dello sceneggiatore, risulta alla fine meno incisivo e coinvolgente dell’auspicato. Non dubitiamo che i numerosi fan del cantante saranno molto felici del suo ritorno sugli schermi, però nel complesso il film raggiunge appena la sufficienza. Da sottolineare invece la prova di Luigi Diberti nel ruolo dell'avvocato che con la sua arringa finale, riassunta splendidamente in pochi minuti nella pellicola - durata oltre cinque ore nella realtà – rappresenta il giustissimo tributo per il vero avvocato investigatore che salvò dall'ergastolo il suo cliente. La scelta che giudichiamo eccessivamente fumettistica del regista Alfonso Bergamo, nel ritrarre il Pm e il suo investigatore viene fortunatamente mitigata grazie ad un Tony Sperandeo in grandissima forma, che riesce in parte sia a far accettare il suo personaggio sia a divertire. Resta il dubbio per un film destinato forse a un pubblico di fan o nostalgici, che tocca solo in parte il problema di vicende giudiziarie che spesso vedono coinvolti molti innocenti, che come ha dichiarato lo stesso Zappulla: ”non hanno avuto la mia fortuna di avere dalla mia parte il mio validissimo avvocato”. La frase dal film:
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