Happy Few
A distanza di cinque anni dal film "Quinzaine des Réalisateurs" che ha vinto il premio Luis Delluc come migliore esordio, il regista francese Antony Cordier propone alla 67a edizione del Festival di Venezia la sua nuova fatica: "Happy Few". Il film prodotto da Pascal Caucheteux è stato scritto da Cordier insieme con Julie Peyr ed è interpretato da attori già noti al grande pubblico: Marina Foïs, Elodie Bouchez, Nicolas Duvauchelle e Roschdy Zem. Quattro attori attraverso i cui gesti ed espressioni viene rappresentato e analizzato l’amore tra gli adulti, le relazioni promiscue che possono nascere, il senso di libertà che possono produrre, i sentimenti e la fragilità di queste stesse relazioni. Due coppie sulla trentina, sposati con figli, si incontrano e si innamorano, dormono insieme, scherzano, si seducono reciprocamente vivendo il loro rapporto a quattro senza regole e senza menzogne... almeno in apparenza.
Non ci sono regole e proprio questo li fa sentire liberi di mostrare se stessi, di dar sfogo ai propri desideri, ma al tempo stesso questo benessere si scontra contro le regole imposte dalla società e questo crea in loro una certa confusione e paura. Lentamente il loro gioco, la loro comune passione di tramuta in dipendenza reciproca, sviluppando desideri e al tempo stesso gelosie e ben presto sentono la necessità di imporsi delle regole nel tentativo di placare i "sensi di colpa" che attanagliano il loro animo. All’inizio appaiano come immuni ai sensi di colpa, ma quando il loro rapporto arriva ad intaccare la famiglia e la vita dei propri figli ecco che la magia in cui erano vissuti fino ad allora si dissolve e iniziano i contrasti.
I sensi di colpa sembrano emergere generati dal continuo scontro fra il desiderio e la gelosia derivata dal sentirsi inadeguati nei confronti del proprio sposo/a, la passione contrasta con il senso di colpa dovuto al piacere che si prova con una persona che non è il proprio compagno. Il senso di libertà che hanno provato cozza improvvisamente contro la morale, il finto perbenismo borghese e la curiosità di sapere cosa prova il coniuge con l’altro partner.
Incertezze e dubbi sembrano minare profondamente le coppie che cominciano a cercare di combattere questa confusione sentimentale e spirituale. Il ritmo è lento e la musica sembra scandire i diversi stati d’animo e i giochi, la loro intimità. Nonostante il tema e i numerosi nudi il film non ha nulla di erotico poiché tutto è in funzione dell’analisi dell’essere umano. Non vi è interesse da parte del regista per l’estetica, non c’è alcun gioco di colori o di luci, tutto si svolge naturalmente, come se la macchina da presa stesse semplicemente catturando dal buco della serratura uno spaccato della vita di quattro persone comuni. Il regista Antony Cordier non vuole giudicare, ma solo analizzare, osservare e studiare anche se forse fra le righe esprime in realtà il suo pensiero, arrivando anche a dare un giudizio.

La frase: "Nella vita anche se sei felice, speri sempre che accada qualcosa, qualcosa di diverso".

Federica Di Bartolo

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