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Indovina chi
Nell'ormai lontano 1967 Stanley Kramer raccontò la vicenda di due coniugi, dichiaratamente moderni e di mentalità aperta, turbati dalla notizia del fidanzamento della loro unica figlia con un medico di colore, in quel capolavoro intitolato Indovina chi viene a cena?, che si aggiudicò anche due Premi Oscar: miglior sceneggiatura originale e miglior attrice protagonista (Katharine Hepburn).
Oggi, Kevin Rodney Sullivan, cui dobbiamo, tra l'altro, Benvenuta in paradiso (1998), rivisita, in maniera molto più ironica, la storia raccontata da Kramer con Indovina chi, che vede protagonisti Ashton Kutcher (The butterfly effect), Zoë Saldaña (The terminal), Judith Scott (Il Dr Dolittle) e l'eccezionale Bernie Mac (Babbo bastardo), il quale ha dichiarato: "Sono cresciuto vedendo tutte quelle straordinarie pellicole interpretate da attori che mi hanno ispirato e che mi hanno dato un motivo per recitare. Ad attirarmi è stato il realismo di pellicole come Indovina chi viene a cena? Spencer Tracy e Sidney Poitier avevano due personaggi straordinari, molto ben definiti, mentre Katharine Hepburn era altrettanto straordinaria anche senza dire una parola".
In Indovina chi il concetto originale del contrasto tra diverse razze viene nuovamente proposto, ribaltando, però, la posizione dei diversi personaggi. Questa volta, infatti, abbiamo Percy Jones, uomo di colore che si vanta di aver sempre ragione, soprattutto per quanto riguarda il benessere della sua famiglia, il quale, ansioso di stringere la mano a Simon, nuovo fidanzato della figlia Theresa, agente di borsa che sulla carta sembrerebbe avere tutte le credenziali a posto, rimane senza fiato e perfino un po' indignato quando si rende conto del fatto che quel giovane che aveva immaginato come un affascinante incrocio tra Denzel Washington e Tiger Woods è un bianco.
Inutile dire che, da questo momento in poi, la pellicola si articola su divertenti equivoci e situazioni esilaranti, con Percy che interroga continuamente Simon sulla sua storia familiare, sugli studi fatti e sugli sport preferiti, mentre questo, sotto pressione e per fare colpo su di lui, inventa un inesistente passato di corridore automobilistico, ricordando non poco il burrascoso rapporto che c'era tra Ben Stiller e Robert De Niro in Ti presento i miei (2000).
Peccato che, tra battute al vetriolo sul colore della pelle e sulle diverse collocazioni sociali di bianchi e neri, l'indispensabile dose di buonismo presente nella seconda parte venga tirata un po' troppo per le lunghe, rendendo la sceneggiatura inutilmente ripetitiva e, di conseguenza, limitando in parte il giudizio positivo sul film.
La frase: "Quali sono le tre cose che un nero non può procurarsi? Un occhio nero, un labbro gonfio e un lavoro!"
Francesco Lomuscio
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