Gosford Park
Mentre il partito nazista vince le elezioni in Germania, una grande carestia colpisce l'Unione Sovietica e John Galsworthy vince il premio Nobel per la Letteratura, a Gosford Park un gruppo di aristocratici si riunisce per il week-end nella splendida villa di Sir William e Lady Sylvia Mc Cordle. L'eclettico gruppo di invitati include contesse, onorevoli e lord oltre all'idolo delle matinée britanniche Ivor Novello accompagnato dal produttore americano dei film di Charlie Chan, Morris Wiessmann.
Mentre gli ospiti si sistemano nelle eleganti camere della villa, i camerieri e valletti personali trovano posto nel piano inferiore, affollando cucine e corridoi.
Sotto gli occhi sempre discreti ma vigili dei domestici sfilano gli invitati annoiati tra pranzi, cene e battute di caccia. Ma niente è come sembra né il dorato mondo dei salotti e delle stanze né quello delle cucine e delle camere spoglie delle soffitte.

Premiato con un Golden Globe e poi con l'Orso d'Oro alla carriera Robert Altmann realizza un altro straordinario affresco in cui aggiunge un pizzico di mistero. Un "murder mistery" utilizzato come pretesto per meglio sottolineare le differenze tra classi sociali, ma senza aggiungere alcuna valenza politica. Altmann ritrae con brevi ma vigrose pennellate una folla di personaggi, affidando loro poche battute ma sufficienti per vivacità ed intensità con le quali rivela efficacemente le passioni nascoste, i desideri inconfessabili, le gelosie e le invidie di tutti i protagonisti. La misteriosa uccisione di uno dei componenti della villa è un espediente per costringere ad una forzata permanenza, sottolineando e a volte esasperando i conflitti. Altmann mostra una mirabile lucidità narrativa e descrive un mondo ricco e fatuo passato al vaglio impietoso dei suoi domestici. L'arcigna contessa che tiene sotto la pioggia battente la sua cameriera per bere una tazza i tè in macchina o l'odioso onorevole Nesbitt che umilia appena può l'insipida moglie. Film intessuto di sottili annotazioni attraverso cui vengono rispettate alcune delle regole del mistery dettate dai romanzi di Aghata Christie, in cui il morto si rivela uomo piuttosto ignobile e la sua "doppia" fine risulta per tutti un atto di giustizia, sebbene estremo. Lasciando il dubbio se non si tratti di cinismo o di estremo idealismo.

Valeria Chiari

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