Cani dell'altro mondo
Dato che negli ultimi tempi le produzioni rivolte ai bambini hanno avuto un notevole incremento, anche a causa di un eccezionale progresso degli effetti speciali che hanno reso (almeno sullo schermo) tutto possibile, il cinema di questo genere si trova ora ad un bivio: privilegiare la storia o rendere il tutto più spettacolare con l'aiuto dei computer. Bivio neanche troppo problematico almeno per quanto riguarda il cinema statunitense: qui hanno già scelto gli effetti speciali.
"Cani dell'altro mondo" narra la storia di un ragazzino, senza amici, il cui sogno più grande è avere un cane. Ne adotta uno ma viene a scoprire che questo viene dallo spazio. Per uno strano caso il ragazzo scopre che lui può ascoltare quello che i cani dicono e, visto il dono imprevisto, scopre che il suo cane è venuto da Sirio per far sì che i gli animali suoi compagni si riprendano il potere che avevano sugli umani; potere che hanno perso tanti secoli fa.
Visto che la storia poteva avere tanti spunti interessanti (il cane spaziale, il rovesciamento del potere, l'alienazione del ragazzo), non si capisce perché John Hoffman, il regista, abbia privilegiato un'impostazione melensa e quasi senza ritmo. Il fatto che i dialoghi tra gli "umani" e gli animali siano già stati sfruttati in modi sicuramente più simpatici sin dai tempi di Francis il mulo parlante, non depone a favore di Hoffman. In fondo con questi elementi e una struttura abbastanza lineare (d'altra parte il film è rivolto a un pubblico giovanissimo), si poteva fare molto di più. La cosa più fastidiosa è che i cani parlano muovendo la bocca a tempo. Questo elemento mi ha ricordato un cartone animato che vedevo tantissimo tempo fa in cui le immagini erano ferme e si muoveva solo la bocca, che era una bocca vera! (non so quanti di voi se lo ricordano, ma era orrendo). Ho ricordato questa cosa perché penso che ogni film per bambini, visto con occhi da "grandi", debba agire su delle corde emozionali più o meno nascoste, corde che ci facevano scattare sulla sedia quando eravamo piccoli e che col tempo avevamo dimenticato. A me ha fatto ricordare cose non proprio eccezionali.
Un altro elemento, che sta diventando sempre più una costante nel cinema di questo genere, è il fatto che tutti gli esseri umani che hanno a che fare con questi deliziosi animaletti sembrano completamente stupidi. Ma forse è soltanto un tocco di realismo in più (ovviamente sto scherzando!). Alla fine penso che però (anche se non è questo il caso) si possa fare un cinema per ragazzi intelligente e divertente. Tanti registi o autori ci sono riusciti, a cominciare dal mai dimenticato Jim Henson, creatore dello straordinario Muppet Show insieme a Frank Oz, e il cui nome appare all'inizio del film di cui stiamo parlando ("Cani dell'altro mondo" è prodotto per l'appunto dalla "Jim Henson pictures").
Ma nella conferma di quanto tutto sia relativo, trent'anni fa forse questo film l'avrei definito un capolavoro. Oggi lo definisco soltanto bruttino.

Renato Massaccesi

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