Glück
Tratto dal libro "Un colpo di vento", dello scrittore e avvocato penalista Ferdinand von Schirach, "Glück" segna l’esordio in una produzione non italiana della nostra bravissima attrice Alba Rohrwacher. E’ lei la protagonista del film, una prostituta scappata da un imprecisato stato slavo in guerra e che, senza amici né parenti presso cui rifugiarsi, arriva a Berlino ed inizia a fare la prostituta. La sua strada si incrocia con quella di un giovane senza tetto che vive d’elemosina e di piccoli espedienti. Nonostante le esistenze disperate di entrambi, un bel colpo di fulmine è in arrivo.
La passione è travolgente, ma impone anche sacrifici e un cambio di vita radicale, soprattutto da parte di lui.
La regista tedesca Doris Dörrie diventata celebre nel 1985 con il film "Uomini" riesce a raccontare una storia d’amore estrema senza spingere il pedale sul dramma, cercando facile commozione o repulsione, ma mantenendo intatto quel sottile strato di sensibilità e leggerezza che caratterizza ogni storia d’amore. E’ vero, alcune sequenze sono piuttosto forti come quella delle puntine sul corpo della Rohrwacher o l’esplosione di sangue finale di cui si può intuire la presenza già guardando alcune locandine del film (presentato alla 2012), ma seppure possano ripugnare, sono importanti da un punto di vista concettuale per suggerire anche visivamente la profondità dell’amore che lega i due protagonisti. Tra i tanti momenti riusciti del film c’è da segnalare il bel raccordo narrativo con cui si racconta il passato di lei, immagini che senza dialoghi, ma con un bell’accompagnamento sonoro, racchiudono in un paio di minuti un intero mondo di storie ed emozioni. Rispetto al libro il film decide di fare a meno del punto di vista dell’avvocato (recuperato giusto nel finale), ma si è trattato senza dubbi di un taglio necessario per avere maggiore fluidità nella storia e non sovraccaricarla di filtri e parole. Alba Rohrwacher con il suo tedesco tremolante, ma chiaro, dimostra ancora una volta dopo "La solitudine dei numeri primi" di essere un’attrice in grado di mettere il proprio corpo a disposizione del regista facendone un concentrato di inquietudini che solo le più grandi attrici riescono a rappresentare con altrettanta credibilità e tensione.
La frase:
"E tu saresti disposto a fare una cosa del genere per me?".
a cura di Andrea D'Addio
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