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Forbidden Lie$
Così vogliosi di ricomprendere le civiltà “altre” secondo calderoni generalisti e oggettivamente negativi, succede che quando un qualche episodio di cronaca sembra darci conferma della validità dei nostri pregiudizi negativi, mettiamo da parte il buon senso e il raziocinio.
Fu così per molti di noi italiani per la strage di Erba, quando tutti i giornali titolarono che l’assassino era molto probabilmente il marito marocchino pregiudicato, salvo poi rimangiarsi, e di corsa, il tutto; fu così anche per il resto del mondo occidentale quando Norma Khouri fece della propria storia un best-seller venduto in tutto il mondo.
Questa donna giordana ebbe infatti successo raccontando di come fu costretta a scappare dal proprio Paese per fuggire ad un ambiente in cui il delitto d’onore, e cioè compiuto da un padre/fratello ai danni della propria figlia/sorella perché macchiatasi di frequentazioni con persone dell’altro sesso, fosse ancora costume della nazione. La storia di cui fu testimone fu quella di Dalia, la sua amica del cuore, uccisa perché amava un cattolico dalla propria famiglia.
Il libro (pubblicato in Italia da Mondadori nel 2003 col titolo di L’amore ucciso) portò all’autrice sia gloria e notorietà che, come per Salomon Rushdie reo per “I versetti satanici”, una fatwah. Peccato però che quanto scritto fosse falso. O almeno, ed è da qui che partì l’indagine di una giornalista giordana, lo erano i dettagli e i nomi.
La difesa era però pronta: sono volutamente sbagliati per salvaguardare i veri protagonisti della vicenda. Una scusa però che non reggerà...
Un vero e proprio thriller il film dell’australiana Anna Broinowski.
Non solo lo è la storia che racconta, avvincente e interessante anche da un punto di vista sociologico, ma anche per il linguaggio utilizzato, un mix tra ironia e fiction che voler catalogare sotto l’immensa categoria del documentario appare limitato. Così come la protagonista della vicenda ha preso in giro migliaia di persone, così la regista sembra voglia ripagarla con la stessa moneta. E’ infatti la stessa Norma Khouri (sempre che questo sia il suo vero nome...) che narra le proprie vicissitudini per buona parte del film come un’attrice provetta, con un film che si mantiene per tutta la prima parte serioso, salvo poi rivelarsi satirico e salace. Davvero un bel lavoro, sorprendente e assolutamente da vedere.
La frase: "Il fatto che lei sia una testimone di quanto successo è un fatto essenziale perché significa che lei è riuscita ad uscire fuori da tutto questo".
Andrea D’Addio
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