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Finalmente la felicità











Stranamente, l’immancabile Massimo Ceccherini fa soltanto una fugace comparsata all’interno del decimo lungometraggio diretto da Leonardo Pieraccioni, il quale, come di consueto, ricopre anche il ruolo del protagonista ritrovandosi, nel corso dei primissimi minuti di visione, convocato nella trasmissione televisiva di Maria De Filippi "C’è posta per te".
Da qui, prima scopriamo che è Benedetto, professore di musica di Lucca, poi che sua madre, scomparsa di recente, aveva adottato a distanza una bambina brasiliana ora divenuta una bellissima modella; la quale, con le fattezze dell’esordiente Ariadna Romero e in Italia per lavoro, lo vuole incontrare.
Quindi, con un cast comprendente, oltre al veterano Shel Shapiro dei Rokes, il mai disprezzabile Rocco Papaleo nei panni di un grottesco autista di pullman e la televisiva Michela Andreozzi in quelli della vendicativa ex ragazza di Benedetto, tornano bene o male tutti gli elementi sfruttati dall’autore toscano – anche in questo caso co-sceneggiatore affiancato dall’inseparabile Giovanni Veronesi – fin dai tempi della pellicola d’esordio "I laureati"; dalla bellezza mozzafiato co-protagonista alla (sotto)trama sentimentale.
Ma, al di là del fatto che, come sempre, lo spettacolo che scorre sullo schermo si presenti tutt’altro che infarcito di volgarità, una volta tolta l’idea di partenza l’insieme procede a suon di situazioni e scenette che non faticano a rivelarsi decisamente fiacche e incapaci di spingere il pubblico a sprofondare in risate.
Tanto che, tra i pochissimi momenti divertenti, possiamo citare al massimo la sequenza sul treno che vede coinvolto il comico Maurizio Battista o quella che si svolge in camera insieme al bel Jesus alias Thyago Alves.
Per il resto, complice la solita poesia spicciola di taglio veronesiano tirata in ballo in particolar modo nella parte finale, soltanto una noiosa operazione che, nel ribadire che nella vita non vince solo la furbizia e che le cose arrivano se non ci si stanca di aspettarle, non riesce in alcun modo a lasciare intendere dove voglia andare a parare.

La frase:
"Le donne son partiture troppo complicate, Mozart e Beethoven, in confronto, hanno solo scritto… mazurke".

a cura di Francesco Lomuscio

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