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Final Fantasy VII: Advent Children
Chiariamo subito, per correttezza nei confronti dei lettori, che il sottoscritto non ha mai giocato al video-game di Final Fantasy né ha mai visto film o cartone o manga o tutto quel che ne riguarda.
Questo significa che chi non è un fan di Final Fantasy, non capirà assolutamente nulla della storia, in quanto il regista Nomura Tetsuya non si è sentito in dovere di andare incontro a chi questa serie non la segue.
Rinunciamo quindi a capire/sapere chi è Cloud, chi è (o cosa è) Sephiroth, chi sono quei 3 cattivi con i capelli grigi ecc ecc…
Eppure, quant'è vero che la storia non conta nulla per definire il valore artistico di un'opera cinematografica, Final Fantasy è grande spettacolo visivo ed estetico, grazie alla regia di Tetsuya che richiama senza scampo quell'altro grande del Cinema d'animazione che corrisponde a Katsuhiro Otomo ("Akira", "Steam Boy").
E' quella cura meticolosa per le immagini, costruite/disegnate/digitalizzate come fossero riprese seriamente con una macchina da presa che scende in campo e scorre con una gestione spaziale geometricamente precisissima, cogliendo appieno la potenza immaginifica di Tetsuya e di Final Fantasy, insomma, la potenza immaginifica del Cinema.
Siamo in quel campo animato che non è più (o almeno, non solo) "Cinema d'animazione", ma in un vero campo cinematografico d'azione e fantasy, dove le immagini, così equilibratamente e contemporaneamente eleganti che frastornanti, assumono piena valenza poetica quando a dare enfasi subentra la colonna sonora di Nobuo Uematsu, che come per magia, diventa anima gemella di tutto ciò che scorre sullo schermo, quelle immagini che un fan di Final Fantasy non capirà mai fino in fondo ma che arriva comunque ad un livello d'intensità percepibilissimo non solo con gli occhi, ma anche con il cuore e il cervello.
C'è chiaramente da dire che, come gran parte del cinema d'animazione giapponese, anche Advent Children non è un film d'animazione per bambini.
E' ancora una volta la distruzione di un cliché (che speriamo morirà presto), del bisogno di una vera (ri)valutazione di un genere che come tutti gli altri, merita uno studio semiologico per cogliere appieno ogni significazione che esso offre.
Insomma, se "Neon Genesis Evangelion" di Hideaki Anno o "Akira" di Katsuhiro Otomo non ci sono bastati, ecco ancora una volta, a ricordarcelo, Final Fantasy VII: Advent Children.
Sublime.
La frase: "So che non sono il tipo giusto per aiutare qualcuno"
Pierre Hombrebueno
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