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Fear of Falling





Abbandonate da qualche tempo le grandi produzioni degli studios hollywoodiani, Jonathan Demme è diventato uno dei più quotati documentaristi e registi indipendenti della scena mondiale. E a un anno di distanza da "Enzo Avitabile Music Life", documentario sul musicista napoletano presentato Fuori Concorso alla 69° Mostra del Cinema di Venezia, propone a Roma, in anteprima mondiale, il suo nuovo "Fear of falling", "piccolo" ma immenso film di derivazione teatrale.
André Gregory, l’attore-sceneggiatore della pellicola, ebbe anni fa l’idea di uno spettacolo basato sul racconto di Henrik Ibsen "Il costruttore Solness". Questo progetto, portato avanti con il collega Wallace Shawn (anch’esso nel cast), vide la luce solo di fronte a pochi intimi, finché Demme si convinse a trarne un film. E l’operazione di adattamento cinematografico è stata svolta fedelmente al linguaggio teatrale (unità di luogo, gli stacchi temporali che sembrano dividere il film in atti) e a una poetica sperimentale e "povera".
La vicenda si apre su un architetto di successo malato (Shawn), forse in punto di morte, che discute con l’assistente, l’amante, il vecchio capo e il medico (Gregory), in lunghi dialoghi statici che Demme sa perfettamente dinamizzare con un uso della macchina da presa in tutto e per tutto amatoriale (colori, traballamenti, zoomate improvvise), in cui si sente la forte eco dell’ormai lontano Dogma 95 di Lars von Trier e Thomas Vinterberg e del David Lynch di "Inland Empire".
Trascorsa la prima mezzora, mentre l’architetto sta avendo una crisi, il film cambia completamente tono: l’immagine si pulisce con una fotografia curatissima, si passa al formato in 16:9 e appare una ragazza dal volto angelico che dichiara di aver conosciuto il malato in passato. La tensione sotterranea del prologo rimane intatta, questa volta però è sepolta da un tono da commedia grottesca, in cui decifrare le intenzioni e le pulsioni dei vari personaggi diventa un’operazione complicatissima. Le fantasie in cui è intrappolato l’architetto sono narrate con una maestria estremamente rara, in un gioco di svelamenti e contraddizioni tipico delle commedie teatrali che ancora oggi raccoglie molto successo al cinema (di recente si è visto il bellissimo "Carnage" e l’onesto "Cena tra amici").
Avvalendosi di un cast più che straordinario, con una menzione speciale all’eccelsa interpretazione della giovane Lisa Joyce, Demme dirige un film che è anche un mistero, un intricato esempio di Grande Cinema, confermandosi uno dei più grandi registi del presente.

La frase:
"Quando ero una bambina mi avevi detto che saresti tornato dopo dieci anni per fare di me la tua principessa. Sono passati dieci anni oggi".

a cura di Luca Renucci

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