Falling... in love
Al Festival di Venezia capita spesso che ci si sieda a vedere un film e dopo poco ci si renda conto di avere avuto un'opportunità che altri non avranno. Non solo vengono da Pesi lontani, non hanno attori di richiamo e sono girati con bassi budget ma sono anche terribilmente brutti.
Alan e Angel si amano, ma il loro è amore è uno di quelli tanto passionali quanto violenti. Belle è appena scappata da un matrimonio fallito e ha preso in affitto la stanza accanto a quella di Angel; per caso, Belle è stata un primo amore di Alan, che non ha dimenticato quest'amore.
Le due donne diventano amiche intime, seguendo il sentiero dell'amore e condividendo i loro segreti, senza sapere che l'amante che manca ad ognuno di loro è lo stesso uomo. Nel tempio di Taki An Jinja a Hokkaido, in Giappone, c'è un pozzo antico, che darà ad Angel e Belle, quando lo trovano, la risposta al loro amore nascosto. A Capodanno, seguendo le indicazioni assurde ma apparentemente credibili di una chiromante indicazioni che le due donne non osano ignorare - Angel e Belle, piene di speranza ed ansia, partono per Hokkaido e il pozzo di Taki An Jinja, che darà loro le risposte che cercano….
La regia è di Wang Ming-tai, ex assistente alla regia di Tsai Ming-Liang (apprezzatissimo regista taiwanese di "Il fiume"). "Falling…in love" si traduce "innamorarsi", significa (in questo caso) "cadere… in amore". L'effetto è far cadere le braccia.
Trama complicata e resa ancor più difficoltosa dalle simili fisionomie delle protagoniste, si tratta di una storia sentimentale ricca di silenzi e atteggiamenti impulsivi. Non si capiscono molte delle ragioni che muovono i personaggi cosicché lo spettatore è costretto a subire dinamiche apparentemente inspiegabili (sottomissioni, pianti, fughe) La stessa protagonista in un passaggio emblematico del film si chiede il perché si stia comportando in quel modo
Scene di sesso gratuite e prive di eros vengono poi spiattellate in tutta la loro interezza, rischiando anche di provocare il disgusto di chi guarda.
Nel finale la lunga scena sul concerto (vediamo l'intera esecuzione di un pezzo musicale) ha più della trasmissione televisiva (vedasi Festivalbar) che di cinema.
La frase: "Basterebbe non amarsi e i legami con le persone sarebbero molto più semplici".
Andrea D'Addio
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