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Escape Plan - Fuga dall'inferno











Alle prese con il vendicativo capo di una prigione intento a fargliela pagare per la brutta figura regalatagli, qualche anno prima, quando riuscì a evadere da un carcere che era sotto la sua direzione, Sylvester Stallone già ebbe modo di incarnare un detenuto vittima delle ingiustizie in "Sorvegliato speciale" (1989), firmato dal compianto John Flynn.
Sotto la regia dello svedese Mikael Håfström, candidato al premio Oscar con "Evil - Il ribelle” (2003), diventa Ray Breslin, una delle principali autorità nel campo della sicurezza delle strutture carcerarie, il quale, accettato l’incarico di evadere da un ultra-segreto e tecnologico penitenziario di ultimissima generazione, si ritrova ingannato e ingiustamente imprigionato.
Quindi, attraverso un incipit piuttosto movimentato, i circa centocinque minuti di visione prendono avvio alla maniera di un comune prodotto d’azione, per poi illuderci di trasformarsi in un incubo futuristico a metà strada tra Paul Verhoeven e "2013 - La fortezza" (1992) con Christopher Lambert dal momento in cui il protagonista finisce in gabbia, sotto lo sguardo del sadico direttore Willard Hobbes alias Jim Caviezel.
Illuderci, giusto, perché, man mano che viene ribadito che la mente di un uomo isolato funziona in modo diverso da chi sta fuori e che Breslin trova un alleato insieme a cui escogitare la fuga in Emil Rottmayer, interpretato da Arnold Schwarzenegger, il tutto tende a costruirsi in maniera principale sulla loro preparazione del piano d’evasione, allontanandosi sempre più da quella che, inizialmente, sembrava una vicenda dai toni fantascientifici.
Ciò non significa che la pellicola – non priva di una indispensabile spruzzata d’ironia e al cui interno troviamo anche i veterani Vincent D’Onofrio e Sam Neill – manchi d’azione, ma, avendo a disposizione, per la prima volta in coppia (se escludiamo le collaborazioni nella serie "I mercenari"), coloro che sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo tramite gli armatissimi personaggi di Rambo e Terminator, c’era da aspettarsi una vera e propria bomba di celluloide... anziché un semplicemente non disprezzabile elaborato che individua la sua fase più esaltante nella parte finale, con Sly impegnato in violenti scontri corpo a corpo e Schwarzy intento a sterminare cattivi per mezzo di un mitragliatore.

La frase:
"Rovinare la vita di un uomo è semplice: basta prendergli il cuore e gli hai preso tutto, ogni cosa".

a cura di Francesco Lomuscio

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