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Eros
In programma fuori concorso alla 61ª Mostra del cinema di Venezia, "Eros" si compone di tre episodi firmati da Wong Kar Wai, Steven Soderbergh e Michelangelo Antonioni.
Tema dei tre capitoli è l'erotismo. Film fortissimamente voluto dal regista italiano che ha trovato in Soderbergh un entusiasta sostenitore e nel regista di Honk Kong un'adesione incondizionata.
Il primo episodio - diretto da Kar Wai - dal titolo "La mano" parla di Xiao Zhang (Chang Chen), un sarto apprendista che diventa il preferito di un'avvenente prostituta d'alto bordo (Gong Li). Appassita la bellezza della donna, solo Chang le resterà fedele e vicino fino alla tragica fine.
Il secondo episodio - firmato da Steven Soderbergh - si intitola "Equilibrium". È la storia di un pubblicitario (Robert Downey J.) ossessionato da un sogno ricorrente nel quale scorge una donna che conosce ma di cui non ricorda l'identità una volta sveglio. Durante la sua prima seduta di analisi, lo psicoanalista (Alan Arkin), a sua volta, è distratto da una donna che vede dalla finestra dello studio.
Il terzo momento è girato da Antonioni. Dal titolo "Il filo pericoloso delle cose", narra di una coppia in crisi (Christopher Bucholz e Regina Nemni) in vacanza. Lui incontra una giovane donna (Luisa Ranieri) con la quale brucia un appassionato rapporto. Alla fine, misteriosamente, le due donne si incontrano su una spiaggia.
Dei tre episodi, il più compiuto è quello di Kar Wai. Il regista di "Happy Together" e "In the Mood for love", grazie anche ad una conturbante quanto brava Gong Li, confeziona un piccolo gioiellino che affascina per eleganza e raffinatezza. La storia del sarto fedele alla sua padrona appassiona e commuove. Più cervellotico - ma anche umoristico - il cortometraggio di Soderbergh che usa alternativamente il bianco e nero ed il colore per sottolineare la differenza tra i momenti reali e quelli onirici. Il finale è il momento migliore dell'episodio.
Infine, l'episodio di Michelangelo Antonioni - a cui questo film vuol anche essere un omaggio. Il tema dell'incomunicabilità, sempre presente nelle sue opere, affiora prepotentemente e alcune inquadrature sono da antologia. Ma la recitazione scadente degli attori e la scarsa incisività della storia sviliscono questa prova.
A congiungere i tre episodi ci sono gli onirici disegni di Lorenzo Mattotti ed una splendida canzone di Caetano Veloso dal titolo "Michelangelo Antonioni", assolutamente da non perdere (e, tutto sommato, la cosa migliore del film...).
Daniele Sesti
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