Equilibrium
I libri erano già stati bruciati in Fahrenheit 151 e la società ha già subito migliaia di tentativi di essere controllata per un "bene maggiore (1984 od il più recente Minority report), ma le motivazioni che spingono il Padre, leader "illuminato" di Libria sono radicalmente diverse nella forma se non nel fine ultimo: il controllo. In una società che non conosce più guerre, il prezzo da pagare per questa tranquillità è relativamente modesto: le emozioni.
Grazie al Prozium, iniettato giornalmente, tutti i cittadini sono liberi dal fardello di odio, rancore e invidia. Certo anche da quello di amore, passione, pietà e dolore, insomma alla fine sono quasi dei vegetali o delle macchine minimamente in grado di apprezzare un quadro, un brano musicale o i versi di una poesia. Ovvio che non tutti siano a sottostare a questo regime. Per mantenere il controllo e per evitare che l'eresia dilaghi è stato costituito una sorta di ordine monastico: il Tetragrammatron. Gli adepti sono addestrati al combattimento in modo da essere armi letali totalmente devote al Padre ed il migliore di loro è John Preston (Christian Bale / Il regno del fuoco). La sua fede non vacilla mai, né quando ha accompagnato la moglie accusata di eresia alla cremazione, né quando ha eliminato il suo compagno, reo di crimine emozionale anche lui, senza batter ciglio.
Tutto questo fino al giorno che per errore il Cleric Preston non salta la sua dose di Prozium e viene investito dal turbine delle emozioni. Allora la vita non sarà più la stessa.

L'atmosfera che si respira in Equilibrium è molto particolare, ricorda le pellicole di genere degli anni sessanta o meglio ancora quel piccolo gioiello, inarrivabile, che è Gattaca. Una società futuribile, piuttosto che futuristica, dove è facile riconoscere parte del nostro passato e spicchi di un possibile divenire (in quest'ottica il dirigibile sembra ormai divenuto l'icona per antonomasia di queste realtà).
L'incasellamento dell'individuo sottolineato dalle adunate di "catechesi", le architetture spartane e la totale assenza di colori - la città è decisamente in bianco e nero - non fanno che visualizzare l'encefalogramma più o meno piatto di questa utopia. Kurt Wimmer, già noto come sceneggiatore, si porta dietro la macchina da presa per meglio concretizzare questa realtà da lui abilmente pianificata; il risultato complessivo è sicuramente convincente anche se qui e la si nota qualche caduta di stile peraltro perdonabilissima. È sicuramente il cast l'anello debole della catena, se Bale risulta comunque decoroso, Diggs è solamente irritante e la Watson una sorta di elemento spurio della pellicola, peccato. Comunque alla fine risulta vincente la scelta di optare per combattimenti rapidi ed asciutti, liberi da quegli orpelli che hanno appesantito pellicole come Matrix Reloaded, scelta che contribuisce a dare una precisa identità al film senza relegarlo a clone di mille altri.

Curiosità: i versi recitati da Sean Bean sono presi da un poema di Yates: "He wishes for the cloth of Heaven".

La chicca: il regista, Kurt Wimmer, appare in un cameo durante il raid nei magazzini nei panni del ribelle che viene spinto contro una colonna e quindi giustiziato.

La frase: "Senza emozioni il tempo è solo un orologio che fa tic tac."

Indicazioni:
Per chi apprezza la fantascienza un pò sofisticata.

Valerio Salvi

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