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DunkirkLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Alessio Paolesse27 luglio 2017Voto: 9.0
Christopher Nolan porta al cinema una delle storie più importanti della Seconda Guerra Mondiale. Siamo nel 1940, e dopo l'invasione della Francia da parte della Germania nazista, migliaia di soldati inglesi, circondati dall'esercito tedesco, si sono ritirati sulle spiagge francesi nell’attesa di essere evacuati. Nell’operazione di salvataggio furono affiancate ai cacciatorpediniere anche numerose imbarcazioni civili di diversa grandezza. La missione viene oggi ricordata come il “miracolo di Dunkirk”.
Ma “Dunkirk” non è il classico lungometraggio di guerra realizzato per omaggiare un importante momento storico: ci sono diversi elementi in questa pellicola, a partire dall’ambiente e dall’atmosfera, fino alla scrittura e al montaggio, che rendono il film di Nolan unico e irripetibile. Potenti colpi di fucile esplodono nei primi minuti e assordanti bombe lanciate dal cielo uccidono indistintamente tutto quello che incontrano. L’esercito tedesco è questo, un’ombra invisibile ma letale. La presenza del nemico, annunciata solo dal fragoroso rumore dei suoi aerei, rende l’atmosfera angosciante e indefinita. Le spiagge di Dunkirk diventano un limbo senza tempo e i soldati anime perdute in attesa di essere evacuati. Ciò si unisce al particolare utilizzo delle scenografie e della fotografia. Bellissimi i paesaggi della costa francese che si contrappongono alla violenza della guerra. Una piatta luce grigia che confonde i vivi con i morti. Lo scorrere del tempo, lento e inesorabile, diventa la sola forza con cui sconfiggere il nemico, più in fretta evacuano la spiaggia, meno soldati cadranno sotto il fuoco avversario. Ogni azione o dialogo viene influenzato dallo scorrere del tempo che, nelle mani del regista di film come “Inception” e “Memento” (dove il tempo è un elemento ricorrente delle sue storie), è capace di estendersi lungo una settimana o restringersi fino a un’ora soltanto. La storia si disloca lungo tre linee narrative, ognuna ambientata in un determinato arco temporale: la prima comincia sulla terraferma, e copre un arco di sette giorni; la seconda è ambientata in mare e dura un giorno; la terza copre un'ora di tempo e ha luogo nei cieli, precisamente nella cabina di uno Spitfire. Questi tre piani temporali iniziano divisi, seguono paralleli e finiscono per coincidere, realizzando un affascinante racconto corale sui diversi momenti della guerra e sui differenti destini che la compongono. Il tempo diventa, per questo, l’elemento fondamentale del film. A sottolineare il suo caparbio utilizzo un incessante ticchettare di orologio, una vera e propria colonna sonora, unito alle splendide musiche di Hans Zimmer. Una narrazione unica per questo genere di film, che tuttavia non perde mai il ritmo, sia nella messa in scena che nel montaggio, consegnando al pubblico una grande opera d’intrattenimento. Il pericolo costante, testimoniato dal volto dell’esordiente Fionn Whitehead, nei panni di Tommy, un giovane soldato americano, determinato a fare qualunque cosa per sopravvivere, immerge lo spettatore nella tensione e nella paura più vera. Fin dalle prime immagini la morte diventa palpabile, ogni movimento sembra l’ultimo e qualunque decisione la più critica. Il tempo, nel suo scorrere ineluttabile, pare ingovernabile, consegnando l’uomo al suo destino. Ma il racconto di Nolan si frammenta nei tanti volti che la sua macchina da presa inquadra: un’unica e disperata corsa per la sopravvivenza, in cui ognuno vive la sua personale lotta contro la morte e diventa padrone delle proprie scelte, la sola forma di libertà concessa all’uomo contro il tempo, da cui dipende la salvezza, ma soprattutto la dignità umana. Così la volontà, la stessa che ha spinto migliaia di civili a prendere le loro barche per raggiungere la spiaggia francese e salvare innumerevoli vite umane, rende la sorte, come lo scorrere inevitabile dei secondi, condizionabile dall’agire umano. Se l’ultimo messaggio patriottico sembra stonare con l’intera atmosfera del film, in realtà è la volontà dell’uomo, capace di spingersi oltre l’inevitabilità del tempo, a prevalere. La frase dal film:
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