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Drug War









Il titolo internazionale non può fare a meno di spingere immediatamente a ripensare allo straight to video "Drug war - L’ora della vendetta" (2003) di Po Johns e Howard Gibson, che includeva nel cast, addirittura, Morgan Freeman.
Ma, mentre lì avevamo un adolescente in libertà vigilata che, alla ricerca del guadagno di soldi facili, finiva per ritrovarsi coinvolto nel traffico di stupefacenti, "Du zhan" (come è conosciuta in patria la pellicola) tira in ballo un capitano di polizia che si fa aiutare da un già arrestato boss della droga nel tentativo di porre fine a un enorme smercio di cocaina.
Quindi, una tipica vicenda poliziesca dagli occhi a mandorla che, a base di delinquenza e corruzione, il prolifico specialista in crime movie di Hong Kong Johnnie To – autore, tra gli altri, di "Exiled" (2006) e "Breaking news" (2004) – inscena sfruttando un cast comprendente il Louis Koo visto accanto a Jackie Chan in "Rob-B-Hood" (2006), l’Honglei Sun di "Seven swords" (2005) e la Michelle Ye che già prese parte al suo "Vendicami" (2009).
E "tipica" è proprio il giusto aggettivo per definirla, perché, nel corso degli oltre cento minuti di visione, non sembra affatto tardare a farsi viva l’impressione che si limiti ad aggiungersi al più che saturo genere, senza apportarvi qualcosa di nuovo.
Infatti, si procede all’insegna della totale assenza di idee originali, con il coinvolgimento e le emozioni destinati a essere avvertiti soltanto nel momento in cui si giunge alla prima sparatoria; per assistere alla quale, però, bisogna attendere pazientemente circa un’ora di fotogrammi in movimento.
Per il resto, abbiamo un non disprezzabile scontro finale che tanto lascia pensare a una sequenza da moderno western metropolitano, ma che, realizzato in maniera piuttosto classica e del tutto priva di particolari guizzi, non riesce comunque nell’impresa di elevare l’insieme dallo status di operazione unicamente adatta agli irriducibili estimatori del filone.
Ulteriore testimonianza che To, a differenza di colleghi connazionali capaci di valorizzare alla grande esili script attraverso la propria stupefacente tecnica (citiamo solamente John Woo), necessiti sempre di una curatissima sceneggiatura per poter concepire lavori che siano in grado di lasciare il segno.
Si pensi soltanto al succitato, bellissimo film interpretato da Johnny Hallyday, curiosamente scritto dallo stesso Ka-Fai Wai anche qui sceneggiatore.

La frase:
"Che tu viva o muoia, sei comunque mio".

a cura di Francesco Lomuscio

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