Come le formiche “Wine and kisses”
Storie di cavalli e di vino, storie di padri e figlie, di mariti e di mogli insoddisfatte, storie di figli più adulti degli adulti. In un'ambientazione leccata e artificiosa come può esserlo un agriturismo in Umbria con tanto di piscina e sala fitness, amano e si disperano, gioiscono e si affannano personaggi dal nome come Sveva, Desideria (Desi per gli amici), Adina… e le loro vicende, diciamolo, sono abbastanza inverosimili come i loro nomi. Ma questo, in fondo, poco importa perché il secondo lungometraggio di Ilaria Borrelli (è del 2004 "Mariti in affitto" con Maria Grazia Cucinotta) è un film con poche pretese, ma nel senso che ha come obiettivo quello di realizzare un'opera di leggero intrattenimento.

La regista napoletana, infatti, confeziona una commediola fresca quanto basta per rilassarci comodamente sulla poltrona ed anche in alcuni punti (pochi, per la verità) godibile per dei dialoghi (Giacomo Scarpelli ha collaborato) che lasciano intravedere, anche se da lontano, la volontà di un minimo livello di introspezione.

Il film comincia faticosamente zoppicando tra la necessità di mostrarci le peculiarità dei personaggi e gli arditi tentativi di muovere la macchina concedendosi eccessive licenze estetiche. Passato il primo traumatico quarto d'ora, l'opera si incanala nei solchi più sicuri della commedia e tutti i pezzi tornano al loro posto a parte qualche iperbole sui personaggi per i quali, una maggior levigatura avrebbe giovato. Vera mattatrice è la brava e bella Galatea Ranzi che nei panni di Sveva fa da catalizzatore per tutti gli altri personaggi interpretati da un cast niente male per una produzione italiana: Enrico Lo Verso, Philippe Caroit e soprattutto F. Murray Abraham. Mai avremmo pensato di vedere il Salieri di Milos Forman vestire i panni di un calabrese emigrato per amore nelle campagne umbre! Eppure, con tanto di pittoresca scoppola, eccolo là a duettare con Patrizia Pellegrino (anche produttrice) e l'altra figlia Sveva, come detto interpretata da Galatea Ranzi.

Le vie delle produzioni sono davvero imperscrutabili!. Per il resto, sono tramonti da cartolina, equivoci da notte di mezza estate ed un finale conciliante e consolatorio. La mano c'è, se assistita da una scrittura un po' meno convenzionale, si potrebbe riuscire a volare un po' più in alto.

La frase: "Smettiamo di litigare, sono dieci anni che lo facciamo".

Daniele Sesti

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