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Cochochi
"Cochochi" è l'opera prima di due registi: Laura Amelia Guzmàn e Israel Càrdenas d'origine messicana, ed è ambientato ovviamente in Messico. La pellicola è stata presentata alla 64a edizione della Mostra Internazionale d'arte Cinematografica ed ha trovato il suo spazio nella sezione "Orizzonti", dedicata alle sperimentazioni cinematografiche. Il lungometraggio di 87' si svolge tutto nella Sierra Tarahumara e gli attori sono per il 90% persone normali, non attori professionisti, che parlano nella lingua locale. I protagonisti sono due fratelli Tony Louis A. Lerma Torres e Evaristo C. Lerma Torres, molto diversi fra loro, infatti il primo ama la vita all'aria aperta e odia la scuola, è un pò scapestrato, desidera solo divertirsi, mentre l'altro è, come dire, il suo opposto, infatti lui ama studiare, è un bambino posato, calmo ed ha un enorme senso della responsabilità. I due ragazzi si sono appena diplomati alla scuola primaria che si trovano ad affrontare un difficile viaggio tra le montagne per portare la medicina all'anziano zio. Nonostante il divieto del nonno decidono di prendere il cavallo, però durante il viaggio improvvisamente l'equino scompare. I due bambini piombano in uno stato di disperazione e sgomento, ma si fanno comunque forza, proseguendo il loro cammino. Tony si sente in colpa per aver convinto il fratello ad aiutarlo a rubare il cavallo e vuole far di tutto per ritrovarlo, mentre Evaristo vuole portare ad ogni costo la medicina allo zio. Le loro strade si dividono ed entrambi si trovano ad affrontare il mondo e la vita da soli incontrando persone diverse e facendo esperienze importanti. Tony, infatti, s'imbatte in una donna gentile che lo invita alla festa per il suo onomastico, dove incontra diverse persone, nessuna comunque sa del suo cavallo bianco. Il ragazzo è convinto che sia stato Angelo, un suo coetaneo, a rubarglielo e lo accusa pubblicamente senza avere le prove. E' qui che Tony impara una lezione importante dagli allevatori della festa: non può permettersi di accusare qualcuno senza averlo visto compiere il fatto o comunque avere le prove, una lezione importante per Tony e grazie alla festa i due hanno modo di parlare e diventare amici. Evaristo nel frattempo chiedendo passaggi ai camion sulla strada raggiunge finalmente la casa dello zio, che lo accoglie con un sorriso. Se il viaggio d'andata è stato duro stranamente non lo è altrettanto quello di ritorno, ma la paura del nonno è tanta e questo li spinge a nascondersi nella scuola dove finora hanno studiato per ripararsi da un terribile temporale. Al mattino Evaristo raccoglie tutto il suo coraggio e va dal nonno, davanti a lui si trova muto e piangente non riuscendo a dire nulla, mentre intanto Tony cerca di recuperare la borsa di scuola che appena diplomato aveva gettato su un albero ignaro di aver vinto una borsa di studio. Il finale è tutto da scoprire. E' un'opera graziosa anche se la struttura è fragile, il ritmo lento, ma riesce a catturare l'attenzione per la sua panoramica culturale e sociale, per la capacità, infatti, degli autori di tratteggiare la vita e i costumi di quella povera gente, che vive senza apparecchiature moderne, lontano dal caos della città ed usa la radio per mandare messaggi ad altri paesi, come un'interurbana.
La frase: "Non essere stupido il cavallo si può strozzare".
Federica Di Bartolo
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