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Classe ZLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Emanuela Giuliani23 marzo 2017Voto: 5.0
Un film sulla base del portale Scuola Zoo, rivolto ad una platea di milioni di studenti e in cui vengono mostrati sia i lati più goliardici che quelli più seri della scuola attraverso dei video postati su YouTube.
Un portale il cui creatore è Paolo De Nadai, oggi imprenditore di successo e che, quando ancora studente, per denunciare lo scarso impegno di alcuni insegnanti mise in rete il filmato di un suo professore che dormiva in classe, riscuotendo un grande successo. Diretto da Guido Chiesa (“Belli di papà”), “Classe Z” è una commedia il cui obbiettivo è quello di mostrare i vari problemi scolastici estremizzando ed esasperando toni e situazioni. La storia è incentrata su un gruppo di studenti di un liceo classico che, all’inizio dell’ultimo anno, scoprono di essere stati scelti (se così si può dire) e spostati dalle classi di origine ad una sezione creata appositamente per loro (la H), poiché elementi problematici, troppo esuberanti e svogliati. Nel mucchio spiccano Ricky (Enrico Oetiker), ragazzo sveglio e che condivide sul suo canale YouTube gli scherzi irritanti che organizza puntualmente, Stella (Greta Menchi), “ reginetta di bellezza” e, a detta sua, “cintura nera di gossip”, interessata unicamente al proprio look, e Viola (Alice Paganini), intelligente, ma con un profondo odio nei confronti del mondo e della società. Tra i docenti, l’unico a mostrare interesse sincero e ad avere fiducia nei loro confronti sembrerebbe essere Marco Andreoli, insegnante di italiano alla sua prima esperienza come lunga supplenza, il quale individua il proprio modello di riferimento il professor Keating alias Robin Williams de “L’attimo fuggente”. Un Marco Andreoli nei cui panni troviamo l’Andrea Pisani facente parte insieme a Luca Pernisco del duo comico dei Panpers e che, dopo diversi tentativi di coinvolgere i ragazzi e dopo aver subito diverse umiliazioni, abbandona la classe ed il lavoro a metà anno, esasperato e demoralizzato. Ma, essendo stato l’unico che ha creduto veramente nei ragazzi, è proprio lui l’unico che potrebbe aiutarli quando, a cento giorni di dall’esame di maturità, si rendono conto di non essere in grado di superarlo. Mentre Alessandro Preziosi interpreta il preside Frigotti, uomo tutto di un pezzo e dirigente austero, e Antonio Catania ricopre il ruolo di un commissario esterno facente parte della commissione riunita per decidere proprio la sorte di Andreoli, dopo che questi, appunto, ha abbandonato il lavoro. Eppure, nonostante gli sforzi per realizzare una commedia capace di descrivere le difficoltà scolastiche ed una situazione che privilegia alcuni studenti ghettizzandone gli altri, il tutto viene raccontato in maniera eccessivamente superficiale ricorrendo ad episodi comici talmente estremizzati da risultare, a volte, poco credibili e tutt’altro che divertenti. Le figure dei componenti della classe H, poi, emergono come caricature calate in una situazione reale e seria, dove gli unici che possono ambire ad un impiego sembrano essere soprattutto i ragazzi appartenenti a famiglie benestanti o con appoggi. E, tra cinesi che parlano con accento romano, un erotomane apatico e uno spaccone pluriripetente che non esita neppure a murare le automobili di chi non gli va a genio, manca proprio quel guizzo in grado di strappare una leggera operazione dalla morsa della noia. La frase dal film:
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