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Ci vediamo domani











Tra cinema, televisione, teatro e libri molto divertenti, Enrico Brignano si è fatto conoscere dal grande pubblico sempre con serietà e correttezza; è un attore genuino, un romanaccio simpatico dall’ironia facile e spontanea. Non fa mai parlare di sé in senso negativo, non è per niente controverso. Così come il film del quale è protagonista: senza infamia e senza lode, "Ci vediamo domani" è una storia non certo eccezionale ma neanche poco interessante.
Marcello Santilli (Enrico Brignano) è un imprenditore indebitato fino al collo con una figlia che vede poco e un divorzio alle spalle. Un giorno, visti i guai economici che sta attraversando, chiede l’ennesimo prestito e apre un’agenzia funebre nel paesino più vecchio d’Italia, che si trova in Puglia. Però le cose non vanno bene per lui: nessuno degli anziani sembra essere vicino alla morte.
Quest’esperienza non sarà certo proficua per Marcello dal punto di vista economico ma lo aiuterà a capire molte cose di sé stesso e degli altri.
La prima cosa che salta agli occhi in questa commedia è l’interpretazione di Brignano che però lascia un po’ a desiderare: l’attore pare essersi "normalizzato", usa il dialetto meno del solito, la sua interpretazione risulta poco vivace. Anche se il suo talento rimane visibile, soprattutto nella gestualità e nella fisicità, in qualche modo ci delude un po’.
Il suo personaggio si immerge in una realtà completamente diversa da quella in cui è nato e cresciuto: passa dalla grandezza e dalla modernità di Roma agli spazi ristretti di un paesino fatto di case antiche, costruite a mano dagli antenati di quelle donne e quegli uomini anziani che ancora ci vivono sani e tranquilli. Gli abitanti di questo piccolo luogo rurale "evitano" (e certamente esorcizzano) la morte semplicemente con la salute e con l’età: sono tutti molto anziani ma sono così forti da non mostrare il minimo segno di cedimento o di rassegnazione. Ovviamente i personaggi sono tutti interpretati da attori non professionisti, da "paesani veri"; come scrisse Bernardo Bertolucci sui titoli di coda di "Novecento", la loro presenza nel film è "insostituibile": donano un contributo di realtà e spontaneità che sarebbe stato impossibile trovare altrove.
Ciò non accade invece con l’interpretazione di Brignano, mal guidata anche dalla regia e in generale dalla composizione del film. Il lavoro registico di Andrea Zaccariello è insolito per una commedia e fa davvero piacere vedere qualche vezzo creativo in più. Lo stesso si può dire della sceneggiatura, ben scritta e ricca di particolari, che però si perde in alcune forti banalità, cadendo a volte anche in un fastidioso moralismo. Le battute non sono niente male ma la loro carica comica e ironica viene quasi completamente azzerata dal modo in cui il regista sceglie di girarle. Insomma, anche se suona un po’ come una frase fatta, buona l’idea e pessima la realizzazione.

La frase:
"Domani è il giorno della svolta".

a cura di Fabiola Fortuna

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