Chi-Raq
Da quando è iniziato il conflitto in Iraq sono morti 4500 soldati americani, un numero impressionante. La notizia però è che la vera guerra gli Stati Uniti la hanno nelle loro città con l’esempio lampante di Chicago: qui dal 1 gennaio 2016 sono morte 90 persone, più di 7500 solo tra il 2001 e il 2005 con numeri saliti in maniera esponenziale e più velocemente dello Spread dopo la crisi del 2008.
Una guerra alimentata dalla lobby delle armi che trova nella città che rese leggenda Michael Jordan il teatro più macabro e l’esaltazione nelle dispute tra le gang di neri.
Il film “Chi-raq” di Spike Lee è proprio l’acronimo perfetto per riassumere la pellicola, anche se il sindaco della città americana ha storto la bocca: “Fa male al turismo”, ma fa sicuramente molto più bene alla verità. Il regista di “Malcolm X” tocca come sempre temi molto forti quando decide di mettersi dietro la macchina da presa e “Chi-raq” alla fine è un bel film in cui c’è di tutto: ritmo, sceneggiatura e politica. Probabilmente la ricetta per portare la pace proposta dalle afroamericane è più una provocazione che un vero tentativo, per cui non bisogna prendere il loro sciopero del sesso troppo sul serio. Lo slogan “No peace no pussy” è una riproposizione del ben più famoso “No martini no party”, ma qui non c’è George Clooney e il protagonista è un ottimo John Cusack. La parte di Samuel L. Jackson è davvero piccola, ma dimostra tutte le sue qualità di artista eclettico in grado di spaziare tutti i generi.
Spike Lee mostra una certa cultura classica riproponendo e attualizzando il teatro di Aristofane con “Lysistrata” e trascinandolo nei sobborghi di Chicago.
Dietro alla musica rap che apre il film e non smette mai di risuonare nelle orecchie degli spettatori ci sono messaggi sociali in rima con denunce fortissime alla politica americana e soltanto questo genere musicale avrebbe potuto essere utilizzato da Spike Lee.
La protagonista femminile è una bellissima Teyonah Parris, che rappresenta anche il lato fortemente femminista del film che mette le donne in primo piano per tutto il tempo.
Non è sicuramente un film originale, anzi tutt’altro, ma segna il grande ritorno del regista afroamericano dopo il flop del remake di “Oldboy”. La durata, data la grande teatralità e il tono documentaristico del film, è forse eccessiva anche perché la parte centrale risulta molto appesantita.
La distribuzione è affidata agli Amazon Studios ed è la prima di un film originale, ennesimo motivo per cui non ci dimenticheremo di quest’opera facilmente. Spike Lee mostra comunque di dare il meglio di sé quando tratta i temi a lui cari e la sua “Chi-raq” è cruda, violenta e drammaticamente reale.
a cura di Thomas Cardinali
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