C'est Gradiva qui vous appelle
"Gradiva" è il titolo di un racconto di Wilhelm Jensen, con l'evocativo sottotitolo "fantasia pompeiana". è la storia di un archeologo che si innamora di un frammento di un bassorilievo raffiguranta una donna che incede in modo elaborato, tenendo la pianta del piede perfettamente perpendicolare al suolo. L'uomo chiama la donna per l'appunto "Gradiva", dal latino "colei che cammina".

Alain Robbe-Grillet prende questo spunto per creare un film attorno alla figura eterea e quasi impalpabile dell'attrice statunitense Arielle Dombasle, che in questo film sembra venire direttamente dalle matite di Milo Manara. Ma anziché ambientare la storia a Pompei il regista costruisce la storia attorno ad uno studioso di Delacroix, alla ricerca di alcuni suoi quaderni scomparsi. Nel 1832 il famoso pittore romantico si recò nell'Africa settentrionale al seguito di una delegazione del Re Luigi Filippo, e restò affascinato dalle tradizioni, dalla luce e dalle donne di quelle terre. Riempì otto quaderni di schizzi poi usati negli anni seguenti. Due andarono perduti.

La pellicola risente molto della fascinazione per l'Oriente, soprattutto così come è stato accolto nell'immaginario occidentale e nella pittura dello stesso Delacroix, spesso nei suoi aspetti più esotici, fantasiosi e persino crudeli. Si tratta allo stesso tempo di un film in cui realtà, fantasia, sogno e veglia si confondono e si rimescolano in una costante eccitazione dei sensi. Carnalità e trascendenza, violenza e tenerezza si alternano nella coscienza di John Locke (questo il nome dello studioso), mentre nella sua mente si alternano donne autentiche ed ideali, proprio come per il protagonista del racconto, del resto oggetto dell'attenzione di Sigmund Freud. Intanto la ricerca di Locke suscita l'interesse di misteriosi individui che lo conducono in un club di misteriosi "orientalisti", dove viene riprodotto il supplizio di una modella di Delacroix, punita per aver amato un francese. In effetti vi sono altri aspetti che potrebbero richiamare Lynch, come il tema del doppio o la continuità tra veglia e sonno. C'est Gradiva qui vous appelle si muove però su un territorio più appartenente all'erotismo, e quindi non raggiunge i tratti davvero sconcertanti del maestro di Mulholland Drive. Si tratta tuttavia di un lavoro senza dubbio affascinante, soprattutto grazie alla sensualità delle sue interpreti e alle impressioni di un oriente ricco di fascino e suggestioni. Imperdibile il monologo di Leila, "attrice dei sogni".

La frase: "Non lo so, signore".

Mauro Corso

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