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Carnera - The Walking Mountain
Renzo Martinelli ci ha ormai abituato a produzioni e a progetti sempre ambiziosi e mai banali.
Il suo fare cinema, da Porzus a Vajont fino a Piazza delle Cinque Lune, coincide anche con un investigare nel passato, nella memoria, utilizzando però linguaggi moderni e attuali.
La figura di Primo Carnera, primo grande eroe sportivo della storia italiana e non, era un personaggio dalla vita straordinaria e al quale il regista milanese non poteva non affezionarsi e a cui dedicare un’opera.
Sorretto da Franco Ferrini e Alessandro Gassman nella stesura della sceneggiatura, Martinelli si è spinto oltre ogni limite mettendosi sulle tracce di un mito, quello del pugile friulano di Sequals, rappresentato solo una volta in passato, peraltro malamente e negativamente nella pellicola del 1956 di Mark Robson, Il colosso d’argilla.
Il percorso narrativo è ben articolato, dall’infanzia ai primi incontri, passando per il titolo mondiale dei massimi fino al ritiro definitivo dalla boxe.
Un vita di alti e bassi, tra gioie e delusioni, amicizia e amore, la vita di Primo Carnera è stata spesa all’insegna del sacrificio puro, e le sue gesta sono state ammirate in ogni parte del mondo, è diventato un mito per generazioni, difficile da poter dimenticare.
Il "gigante buono" doveva avere il volto forse di uno sconosciuto e così è stato, perché Martinelli, dopo mesi di ricerche, ha scovato Andrea Iaia, giovane attore teatrale, colosso però di 2 metri, affidandogli immediatamente la parte. Quel suo viso un pò ingenuo e bonaccione, su quel corpo maestoso, l’hanno convinto a scritturarlo ed il risultato non si è fatto attendere.
Iaia è davvero bravo, calatosi egregiamente nel personaggio, ci trasmette tutta quell’umanità, quella forza d’animo e quel coraggio che hanno contraddistinto Primo Carnera, la sua è un’interpretazione convincente, emozionale.
Ma il cast è ben assortito da personaggi–chiave, dal Premio Oscar F. Murray Abraham, diventato oramai quasi un attore–feticcio per Martinelli (aveva già lavorato ne "Il Mercante di Pietre" e in "Piazza Delle Cinque Lune") a Burt Young (di nuovo sul ring, non più nelle vesti del Pauli di Rocky), fino ad arrivare ai "nostrani" Paolo Seganti e Anna Valle, allenatore e moglie sullo schermo di Carnera, che lo accompagnano nel percorso di vita e che gli stanno vicino, fino alla fine.
La pellicola rappresenta poi una delle più grandi operazioni di post–produzione mai effettuate in Europa: ci sono volute più di 1500 inquadrature digitali e venti mesi di lavoro per ricostruire al computer le grandi arene del passato, dalla Wagram Hall di Parigi e la Royal Albert Hall di Londra fino al Garden Bowl e al Madison Square Garden di New York.
La “ Montagna che cammina “, con i suoi valori, con la sua forza di volontà, sa farsi amare e ci travolge in pieno
La frase: "Ho preso tanti pugni nella mia vita, veramente tanti..ma lo rifarei.".
Andrea Giordano
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