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Buried Secrets
Tre donne, Aicha, Radia e la madre delle due vivono di nascosto in una grande magione abbandonata, completamente separate dal resto del mondo. La più piccola della famiglia, Aicha, è affascinata dai costumi occidentali e vorrebbe segretamente adottarli, ma è costantemente tenuta sotto sorveglianza. Le sue inclinazioni "devianti" sono peraltro punite severamente. Un giono una coppia viene a vivere nell'edificio principale della tenuta e le tre donne mantegono nascosta la propria presenza. Tuttavia Aicha capisce che la nuova arrivata vive secondo costumi più liberi e ne resta affascinata.
L'opera della regista tunisina Raja Amari può essere interpretata come una metafora dello scontro culturale fra tradizione e innovazione presente in molti paesi del mondo arabo. La dialettica fra queste due istanze che rappresentano la sfida principale in molti angoli della terra viene rappresentata in maniera molto sottile eppure chiaramente leggibile. Raja Amari dietro una storia tutta al femminile, tragica e delicata allo stesso tempo, pone sul campo alcuni interrogativi e alcune paure. La scelta di mettere delle donne a rappresentare il lato della conservazione è di per se molto forte e costituisce un richiamo energico a tante donne che più o meno consapevolmente rafforzano il potere retrivo e patriarcale che ha la meglio in molti paesi. Il finale, sconvolgente e insolitamente violento per un film proveniente dal mondo arabo, rappresenta un monito inequivocabile: il rischio di un rivolgimento traumatico a fronte di un oppressione estrema può essere un rischio concreto.
Quindi ci troviamo di fronte a una pellicola che esprime temi molto forti ma che è anche efficace dal punto di vista della regia. La scena finale è di grande potenza nella sua straniante crudezza ed è in grado di tirare fuori allo spettatore diverse passioni, anche in contrasto tra loro. Da una parte soddisfa un bisogno primordiale e quasi elementare di giustizia, dall'altro può suscitare riprovazione, disgusto, incredulità. Ci troviamo quindi di fronte a una prova di alto livello, una sorta di cinema politico mascherato da situazione chiusa, da camera. Forse qualche cineasta nostrano potrebbe apprendere qualche lezione in proposito da questo piccolo gioiello.
La frase: "Come sei bella!".
Mauro Corso
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