I segreti di Brokeback Mountain
Da sempre il Cinema di Ang Lee corre sul filo dell'ambiguità sessuale, dal suo primo film gay "Banchetto di nozze", fino al wuxia-pian "La tigre e il dragone", dove la protagonista Zhang Ziyi era spesso travestita o scambiata da/per uomo.
Un altro topos del Cinema di Lee è poi la ricerca e l'accettazione del proprio io, ben evidenziato da quell'opera sottovalutatissima che è "Hulk".
Queste due facce (della stessa medaglia) si combinano perfettamente in "Brokeback mountain", atteso in quanto unisce 2 generi apparentemente opposti: il western e il gay.
C'è innanzitutto da dire che "Brokeback" è molto poco western, in quanto siamo ben lontani da Leone o Ford. In realtà è come se il regista combinasse "Cavalcando col diavolo" e "Ragione e sentimento", donandoci quella confezione di eleganza e pulizia visiva quasi alla James Ivory.

Eppure, proprio come il tranquillo Bruce Banner si trasformava in una bestia aggressiva come Hulk, anche Ang Lee riesce a passare dall'eleganza registica alla brutalità in maniera incredibile.
In particolare quella scena intensissima del primo rapporto sessuale tra i due protagonisti (una delle scene di sesso migliori della Storia del Cinema), di una violenza carnale/mentale/spirituale che stordisce l'emotività degli spettatori.
E' una sessualità così sofferta, con la macchina da presa che assume una fisicità animalesca, un erotismo quasi sadomasochistico mentre immortala due uomini all'iniziazione di una nuova vita.
E' come un fulmine che prontamente arriva a colpire la routine, quell'eleganza melodrammatica scossa dalla forza più grande di tutte: L'Amore.
Perché in fondo Brokeback Mountain è solamente una storia d'amore raccontata al massimo della sua passione e del suo realismo, una storia d'amore sofferta/sofferente che nemmeno la morte può far cessare.
In questo senso è incredibile e meraviglioso come un regista asiatico come Lee possa possedere un tocco così occidentale nel narrare una storia contemporaneamente semplice e profondissima, in quella ricerca di sé stessi che ha del Shakespeariano.
Inutile pretendere movimenti di macchina o inquadrature particolari. Brokeback Mountain si basa sulla semplicità di una messa in scena essenziale, da vita giornaliera per riflettere quel realismo della vita di tutti i giorni, tra veri alti e bassi.
Sorretto anche da una direzione d'attori che ci permette di godere di Heath Ledger e Jack Gyllenhaal al massimo della loro potenzialità, in un gioco di primi piani capaci di cogliere quella fotogenia emozionale, Brokeback Mountain dimostra ancora una volta la sensibilità di Ang Lee, capace di passare da un genere all'altro senza paura, e riuscendo sempre a centrare l'obiettivo: far riflettere, non solo sul Cinema, ma soprattutto sulla vita e il mondo.
Meraviglioso.

La frase: "Se non hai nulla, non hai nulla da perdere"

Pierre Hombrebueno

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