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Benedetta FolliaLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato08 gennaio 2018Voto: 6.5
A volte, per tornare stare bene dopo una grande delusione di cuore, è necessario mettere in discussione se stessi e tutta la propria vita. Vuoi solo esistere o vuoi vivere davvero? È questa la domanda che emerge nel nuovo film di Carlo Verdone, “Benedetta Follia”. La pellicola è incentrata sulla figura di Guglielmo, un uomo virtuoso e proprietario di un negozio di articoli religiosi e alta moda per vescovi e cardinali. Sua moglie Lidia decide di lasciarlo per una donna proprio nel giorno del loro anniversario di matrimonio. Un giorno arriva in negozio un’imprevedibile candidata commessa: Luna, una ragazza di borgata sfacciatissima e travolgente - volenterosa ma altrettanto incapace - e poco adatta a lavorare in un ambiente dove si vendono oggetti sacri. Da quel giorno niente sarà più come prima: Luna lo iscrive a “Tinder”, e Guglielmo, single allo sbaraglio, scopre il sorprendente mondo degli appuntamenti al buio nel tentativo di trovare così la sua anima gemella.
“Benedetta follia”, il nuovo film di Carlo Verdone, presenta un ritmo serrato e incisivo, che permette allo spettatore di mantenere la concentrazione e, allo stesso tempo, di fare proprio il problema di Guglielmo. Quest’ultimo è un uomo che, nell’arco di pochi istanti, perde la gioia di vivere, il piacere di gustarsi le piccole cose, di vedere in esse il bello che la vita può dargli. È un uomo che non riesce a lasciarsi il passato alle spalle, almeno fino a quando una giovane donna non entra nel suo negozio di oggetti e vestiti sacri. Spesso, soprattutto negli ultimi anni, abbiamo visto sul grande schermo storie di uomini che vengono salvati, in qualche modo, dalle donne. Ma anche viceversa. Il succo però non cambia e, altrettanto spesso, si rischia di scadere nella banalità e, talvolta, nella prevedibilità. È quello che accade in parte pure in “Benedetta follia”, anche se la pellicola presenta una marcia in più: diversamente da altri, è ricca di battute intelligenti e di situazioni esilaranti. Come lo stesso Verdone ha detto, è sempre più difficile far ridere la gente al cinema. Si sta perdendo il senso del ridicolo. Ma quanto in una commedia è accettabile questo “senso del ridicolo”? In un paio di occasioni, infatti, lo spettatore non potrà fare a meno di chiedersi il motivo di determinate scelte, di alcuni inserimenti troppo “costruiti” che, con lo stile adottato dal regista sino a quel momento, non c’entrano nulla. Eppure in “Benedetta follia” c’è un buon equilibrio tra umorismo, ironia e riflessione su temi universali. Come la solitudine di un uomo abituato alla monotonia della sua vita, ora cambiata per sempre. Come il bisogno di avere qualcuno accanto nei momenti difficili, che sia un’amica o una futura compagna per la vita. Come il bisogno di sentirsi amati, ma anche di tornare ad amare. Come le difficoltà che si possono incontrare nel momento in cui tutto sembra perduto, e devi trovare una ragione per rialzarti. Nel film Carlo Verdone ha voluto mettere in contrapposizione l’antico e il moderno, il vecchio e il nuovo. Lo si nota dal modo di approcciarsi l’uno all’altra dei due protagonisti - Verdone e Ilenia Pastorelli -, dal linguaggio da loro adottato - sempliciotto e terra a terra, quello di lei; educato e attento, quello di lui - dal modo di vestire, di vivere la vita, di pensare, di vedere l’amore. Inoltre, vediamo Guglielmo alle prese con una innovativa app di appuntamenti al buio, Tinder, che accresce questa differenza tra le due generazioni. Se Luna non fosse entrata nella sua vita, probabilmente non avrebbe mai saputo dell’esistenza di questa app e di cosa siano disposte a fare le donne per godersi un incontro ravvicinato. Lei, Ilenia Pastorelli, è credibile, nonostante il personaggio da lei interpretato sia un cliché. Proprio come quello interpretato da Verdone, stereotipo del tipico uomo di mezza età in crisi. Ma i loro personaggi, sebbene in parte, convincono. Il merito è da attribuire ad alcune gag divertenti, argute, che permettono allo spettatore di ridere di gusto. Non manca inoltre una piccola ma efficace dose di imprevedibilità. La frase dal film:
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