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Perchè te lo dice mamma
Quante difficoltà essere mamma di tre figlie femmine soprattutto se una di queste fatica così tanto a trovare l'uomo giusto con il quale convolare a giuste nozze. Quanti sacrifici e privazioni se ad accudirle, curarle, crescerle ed educarle sei sola senza nessuno che ti aiuti.
Quanta rabbia se ad un certo punto vedi franare il tuo progetto di mamma attenta e premurosa.
Quanto pesante ed invasiva una madre che controlla e vuol dirigere ogni fase della tua vita.
Quanta frustrazione se addirittura organizza per te incontri sentimentali alle tue spalle. Quanta rabbia quando non ti lascia neanche decidere quale abito indossare per un appuntamento.
E' sulla dinamica madre/figlia, i loro conflitti mai risolti (domande rimaste prive di risposta, buchi neri nel rapporto che ti porti dietro a lungo) che si impernia questo film di Michael Lehmann ("Quaranta giorni, quaranta notti".) Soggetto già sfruttato che avrebbe potuto condurci a vedere l'ennesima scialba commedia dove l'attrice famosa (Diane Keaton) la faceva da padrona maramaldeggiando con mosse e mossettine alternate a scene madri sullo sfondo delle quali si muovevano tutti gli altri interpreti annichiliti dalla prova della grande diva. Lehmann, invece, riesce a calmierare gli istrionici slanci della Keaton equilibrando il peso di tutti i personaggi che una sceneggiatura ben congegnata disegna con sufficiente introspezione pur ispirandosi a canoni già visitati e quindi ben conosciuti.
L'alter ego della mamma Diane Keaton è la simpatica Mandy Moore che riesce a caricare il suo personaggio di un sentimento di dolcezza misto a vulnerabilità tale da coinvolgere e, inevitabilmente, farti parteggiare per le sue ragioni di figlia desiderosa di autonomia ed indipendenza. Ma le ragioni della madre, ben espresse in uno dei momenti cruciali del film, fuoriescono equilibrando in un certo qual modo le esigenze delle due contendenti. Intorno a loro una serie di personaggi minori ( le altre sorelle di Milly, i suoi pretendenti e le loro famiglie) che definiscono con attenzione i confini della storia che si va raccontando.
Per il resto i canoni della commedia brillante ci sono tutti: battute frizzanti, scene concitate (dove la direzione mostra qualche limite), scenografie scintillanti, case da sogno ed abiti ricercati (le gonne della Keaton, in particolare, sono delle vere "perle" rare...).
La frase: "Dio non può essere dovunque, ecco perché ha creato le madri".
Daniele Sesti
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