A Simple Life
Ann Hui è una dei maggiori cineasti orientali ed è oltretutto fra le più acclamate della new wave cinematografica di Hong Kong, ha al suo attivo diversi documentari di cui uno intitolato "Gei Diy Chung Fung" che nel 1997 è stato presentato al Festival di Venezia, inoltre vanta più di una ventina di lungometraggio tra cui "Summer Snow" (1995), vincitore dell’Orso d’Argento a Berlino. L’aver iniziato come regista di documentari ha sviluppato in lei un forte interesse per l’indagine e l’osservazione della vita e della gente comune, tanto da diventare un vero e proprio tratto distintivo della sua filmografia, dedicata a raccontare spaccati di vita quotidiana, soprattutto dei più sfortunati. Il suo stile è lineare, delicato e realistico, ma al tempo stesso toccante ed edificante, un aspetto che emerge preponderante anche nel suo ultimo lavoro, presentato nella sezione ufficiale alla 68° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica: "Tao Jie" ("A Simple Life"). Ispirato a fatti e persone reali, ossia alla vita del produttore Roger Lee e al suo rapporto con la governante, narra la storia di Chung Chun-Tao, detta Ah Tao, nata a Taishan in Cina, che a causa della morte del padre adottivo durante l’occupazione giapponese viene mandata dalla madre a lavorare come "amah", ossia serva, presso la famiglia Leung. Il destino di Chung Chun-Tao si lega indissolubilmente con quello dei membri della famiglia, alcuni muoiono, altri emigrano e così si ritrova a lavorare al servizio di Roger, l’unico della famiglia rimasto ad Hong Kong.
Sono passati ormai sessant’anni e Ah Tao si è fatta ormai vecchia, un giorno viene ritrovata da Roger svenuta per terra a causa di un ictus. Una volta fuori pericolo Ah Tao, non volendo essere un peso per Roger e sentendosi debole e inutile, decide di andare in pensione e vivere in un ospizio. Qui entra a far parte di una numerosa quanto variegata famiglia composta prima di tutto dalla premurosa, quanto energica direttrice Ms Choi e poi dai diversi ospiti del centro per anziani. Roger dal canto suo si rende conto di essere molto legato ad Ah Tao che lo ha cresciuto e si prodiga per il suo bene cercando di andarla a trovare. Perfino la madre di Roger torna dalla California per andare a trovare Ah Tao, ma ben presto le condizioni della donna si aggravano.
E’ una storia semplice, trattata in maniera lineare e con occhio attento ai dettagli, che rende questa pellicola un po’ neo-realista, regalandole una liricità che non scade mai nel dramma. Non vi è alcuna forma di nichilismo o annientamento, c’è solo dignità e bontà, attesa e accettazione dell’inevitabile, senza angoscia anche se tutto è velato di una profonda tristezza. E’ un gioco di sguardi, di silenzi e di parole che mostrano il profondo affetto che lega fra loro Roger ed Ah Tao, il loro è un rapporto fra madre e figlio. Bravissimi gli interpreti Deanie Ip e Andy Lau che duettano fra loro imprimendo ai personaggi una carica emotiva sorprendente e straordinaria, che colpisce lo spettatore, coinvolgendolo in questo dialogo silenzioso tra anime che hanno vissuto diversi anni insieme.
"Tao Jie" (A simple life) conferma ancora una volta la finezza espressiva di Ann Hui, la capacità di catturare l’emozione dello spettatore attraverso spaccati di vita quotidiana di gente comune meno fortunata, spingendolo a vivere il loro dramma e di conseguenza a riflettere sulla realtà che lo circonda, in questo caso quella dell’abbandono degli anziani negli ospizi e nelle case di cura.
La frase:
"Il film è come un bambino devi badarci continuamente".
a cura di Federica Di Bartolo
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