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Arcipelaghi
"Arcipelaghi" racconta la storia di un omicidio inutile (ma esistono omicidi utili?) e di tutte le conseguenze e connessioni che questo atto comporta soprattutto se ciò avviene in un ambiente chiuso e omertoso dove ogni uomo è un'isola e la comunità, per l'appunto, è un arcipelago senza ponti e punti di congiunzione.
"Arcipelaghi" è la genesi di una faida, una complessa storia dove il perdono, nel suo eterno scontro con la vendetta, soccombe senza appello, dove la verità affiora da parole non dette e gesti non compiuti.
"Arcipelaghi" è anche il tema della memoria, anzi, delle memorie. Ne esistono tante e tanto diverse tra loro: quella personale ed intima che ci porteremo con noi nella tomba, quella collettiva, quella ufficiale stampigliata sulla carta bollata. Tutte vere, tutte autentiche, perché tutte funzionali ad uno scopo.
Facciamo i complimenti a Giovanni Columbu per questo suo primo film.
Complimenti per il coraggio intellettuale nell'aver raccontato una storia cruda ma autentica della sua terra, la Sardegna.
Complimenti per lo stile narrativo dove la sconnessione temporale ed un montaggio audace, ma caratterizzato da una corale coerenza di fondo, tengono alta l'attenzione delle spettatore fino all'inatteso colpo di scena finale.
Complimenti per la scelta degli attori non professionisti, tutti perfettamente calati nei ruoli che interpretano. Facce giuste al posto giusto. (Un plauso particolare a Pietrina Menneas nei panni della madre).
Condivisibile anche la scelta di far recitare gli attori in lingua sarda sottotitolando in italiano le battute. Una lingua dura e scabra come la terra che l'ha partorita, incomprensibile per chi, come noi, facciamo parte di altri arcipelaghi.
Das
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