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Andiamo a quel paese











Esilarante. Non c’è aggettivo migliore per descrivere l’ultimo lavoro di Ficarra e Picone, il duo comico televisivo diventato ormai presenza fissa nelle sale cinematografiche italiane. Il loro “Andiamo a Quel Paese” regala risate e grandi battute, seppur con la comicità che li ha sempre contraddistinti e che alla lunga può annoiare.
La tematica trattata questa volta, però, è una dissacrante denuncia degli effetti della crisi e della mala politica nel nostro paese, specie nel sud rappresentato qui con la Sicilia. La vicenda inizia a Palermo, per poi spostarsi presto nell’angolo sperduto di Monteforte.
Salvo ha perso il lavoro e con Valentino si rifugia dalla madre della moglie. Il paese tanto odiato diventa per lui fonte di salvezza. La loro casa diventa ostello della terza età, neanche fosse l’INPS nell’ora di punta. “Sembra l’alba dei morti viventi, vanno al museo senza pagare il biglietto”, “Con tanti cervelli che fuggono all’estero, tu proprio qui dovevi rimanere!?” e tante altre sono le battute che risaltano e fanno ridere lo spettatore. Le vecchiette tanto odiate diventano la sua miniera d’oro, dando vita ad un business che probabilmente tanti hanno pensato negli ultimi tempi, ma che nessuno aveva mai avuto il coraggio di mettere in atto. Il povero Valentino è costretto suo malgrado ad essere la vittima sacrificale cadendo tra le braccia della zia Lucia, Lily Tirinnanzi, rischiando di perdere l’amore per la bella Roberta, Fatima Trotta.
Menzione d’onore al brigadiere padre della giovane, un Francesco Paolantoni divertentissimo e nel pezzo. La deriva della vicenda assumerà verso la fine la moralità di un “Uomini e Donne” old age.
Stimolante anche il modo di descrivere l’ingarbugliata situazione politica, con aiutini e raccomandazioni a farla da padrone.
Da buoni siciliani decidono di omaggiare la loro terra, di descriverne con ironia luoghi, persone, situazioni e tradizioni. Il gossip del paese, il tradizionale barbiere che sa tutto e la polizia, sempre ultima a sapere le cose. Ficarra e Picone sfoggiano una divertente sceneggiatura con una bella cornice narrativa.
“Adiamo a Quel Paese” è un lungometraggio migliore dell’ultimo “Anche se è amore non si vede”, ma conferma che il loro pubblico è sicuramente più adatto al piccolo schermo. La comicità è sicuramente più volgare della classica commedia all’italiana, quasi cabarettistica. La differenza con tanti altri colleghi e che Ficarra e Picone riescono ad essere anche buoni registi con una discreta qualità di scrittura, questo può essere soltanto che un vantaggio in un periodo dove il rinnovamento del nostro cinema è complicato.
Risate over 65 per tutte le età, un’occasione di divertimento e di riscoperta del contesto sociale che si vive all’interno di un paese e di come la crisi faccia volare alta la fantasia.

La frase:
"La raccomandazione è un prodotto tipico italiano".

a cura di Thomas Cardinali

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