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A Lady in Paris











Accostarsi a "A lady in Paris" implica avvicinarsi ad un cinema di nicchia, che si mostra in sordina, che cerca un contatto quasi personale con lo spettatore. Il film ha vinto il Premio Ecumenico del Festival del film di Locarno ed è distribuito in Italia dalle Officine Ubu: particolari per gli addetti ai lavori ma anche segni distintivi di un tipo di cinema per veri amatori. Le tematiche che si avvertono nel film contengono una forte componente autobiografica, aspetto che lo stesso regista ammette e che si riconosce facilmente nella visione. Lo sguardo che ci guida è personale di chi, a Parigi, si sente costantemente in terra straniera e si accosta alla città dei sogni con timida umiltà: Laine Magi, interprete protagonista, riveste perfettamente questi tratti con una recitazione che non si ferma alla dizione incerta del francese (il film è da vedere in lingua originale, altrimenti si perderebbe uno dei suoi aspetti migliori), ma si completa nella sua corporeità appena trascurata e nei movimenti incerti che trasmette ad Anne. Una donna che si accosta alla città dei sogni con gli occhi di chi ha vissuto dietro la cortina di ferro molto a lungo e che deve trasformarsi per poter godere appieno della sua vitalità. Il suo è, in fondo, un percorso di formazione, che la porterà a rifiutare il "pianerottolo", la parte immobile della vita, dove si resta da spettatori della vita immobili, impauriti, da cui ci si sradica con audacia ed emotività. Fautori di questo cambiamento sono Stephane e, soprattutto, Frida, perno su cui si pone l’intero impianto narrativo, interpretata da una magnifica Jeanne Moreau. Il suo tragico ma divertentissimo personaggio è il vero motore dell’azione: a causa sua Anne viene a Parigi, il suo pessimo carattere smuove Anne dal suo umile immobilismo; tutti i movimenti dei personaggi ruotano attorno alla sua casa e al suo caffè, ai suoi umori e alle sue pazzie. In fondo, Anne cambia e compie le sue scelte in risposta alla personalità e alle insinuazioni di Frida, ai suoi crudeli dispetti, ai suoi inaspettati slanci d’affetto. A sua volta, però, anche Frida prende le distanze dalla sua scontrosità proprio in merito ad Anne e al suo rispetto affettuoso. Così la storia si evolve in uno scambio di favori, di emozioni, di trasformazioni, e si può arrivare a leggerlo come una trasmissione di esperienze tra diverse generazioni, tra diverse donne, tra diversi caratteri. Parigi sullo sfondo si mantiene in disparte, accettando un ruolo da città straniera, visitata e ammirata dagli occhi stranieri di due donne estoni che fanno i conti con la vita da immigrate infine contente.

La frase:
"Non startene lì sul pianerottolo".

a cura di Matteo Brufatto

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