FilmUP - Recensione: Addio terraferma

Addio Terraferma
Nicolas (Nico Tarielashvili, che nella vita è il nipote del regista), è il primogenito di una ricca famiglia, ma pur di non avere nulla a che fare sia con quell'inguaribile beone, che perde il suo tempo a giocare con i trenini, di suo padre (interpretato dallo stesso regista Otmar Ioseliani) che con quella terribile affarista e adultera di sua madre (Lily Lavina), preferisce fare il lavavetri e il lavapiatti a Parigi. E cosi mentre nella villa dei genitori il padre si porta a casa un simpatico barbone e la madre fa altrettanto con il suo amante, Nicolas comincia a conoscere la gente e a frequentare ragazzi avvinazzati e poveracci per i quali è comunque disposto a tutto per aiutarli. Alla fine di una serie incredibile di vicende, il ragazzo decide di concludere la sua ribellione e prende il posto di suo padre che alla fine se la svigna con il suo amico barbone. Diretto dallo stesso Otmar Ioseliani (autore di film d'essai come "I favoriti della luna" e "Caccia alla farfalle") è un film grottesco che non mancherà di far sorridere gli spettatori per alcune divertenti situazioni, ma la particolarità dell'opera è data dai personaggi, che effettivamente parlano poco ma che incuriosiscono per le loro movenze curiose e dal fatto che spesso ci siano delle riprese che si rifanno ai vecchi film, come quando capita che i personaggi si esibiscano in alcuni monologhi con la continua tendenza a rivolgere lo sguardo verso la telecamera. Per molti è stato il vincitore morale del festival di Cannes. Una particolarità: il titolo originale "Adieu plancher des vaches" fa riferimento al saluto gergale effettuato dai marinai quando prendono il largo.

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