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4:44 Ultimo Giorno Sulla Terra







L’anno scorso il famoso cineasta Abel Ferrara durante un’intervista alla testata "Guardian" aveva parlato del suo nuovo lavoro incentrato sulla domanda: "cosa accadrebbe se tutti noi sapessimo che stiamo per morire?". Ebbene "4:44 Ultimo Giorno Sulla Terra" risponde a questa domanda, la fine del mondo è stata annunciata e stabilita con esattezza, alle ore 4:44, orario di New York il mondo cesserà di esistere, nessuno avrà scampo, non esistono vie di fuga. Al Gore diventa una nuova "Cassandra", poiché i suoi inviti a porre rimedio ai disastri che l’uomo perpetra continuamente sono rimasti inascoltati, perfino quelli del Dalai Lama sono caduti nel silenzio e ora tutto è perduto.
Il regista di "Ultracorpi - L’invasione continua" torna alla fantascienza, in particolare apocalittica, descrivendo le ultime ore di vita di una coppia comune composta da Cisco, interpretato da Willem Dafoe, attore di successo e dalla pittrice Skype (Shanyn Leigh, ex compagna di Abel Ferrara). Sono due persone diverse che si rapportano a quanto succede in maniera differente ed ecco che inizia un duetto fra i due, quasi un balletto in cui si allontanano e si riavvicinano, si perdono e si ritrovano. Cisco è angosciato, non può fare nulla per cambiare il suo destino perché questo non è più nelle sue mani e in più ha paura per ciò che succederà, per ciò che c’è oltre la morte. Skype invece è serena, ha accettato ciò che sta accadendo e crede nell’esistenza dell’aldilà come mondo di pura luce dove saranno tutti felici e ritroveranno le persone che hanno perduto nel tempo. In questo duetto che oscilla fra disperazione e amore, le cicatrici del passato riemergono e così Cisco si trova a salutare la figlia e a cercare di recuperare il rapporto con l’ex moglie scatenando le gelosie di Skype. In sottofondo il telegiornale mostra ciò che avviene nel resto del mondo, alcuni festeggiano e cercano di alleviare la sofferenza attraverso balli e canti, altri si rifiutano di pensarci comportandosi come se nulla fosse, come in una giornata normale, altri ancora come Cisco salutano gli amici, anche quelli persi per strada perché i cammini si sono divisi. Se Skype serenamente saluta la madre certa di rivederla nell’aldilà, Cisco invece, più debole, cerca il conforto in una dose di droga. Non vi sono grandi effetti speciali, tutto è aggiunto in post produzione perché ciò che interessa veramente a Ferrara è la tensione latente e sottile che dovrebbe emergere mano a mano che i minuti trascorrono, affidata ai gesti semplici, ma che in questo caso acquistano una valenza simbolica, come ad esempio il fatto che Skype si vesta elegante per attendere la fine. La telecamera con grande cura cattura ogni particolare dando così al film un aspetto documentaristico, ma qualcosa rompe l’equilibrio sottile della pellicola impedendo alla tensione di emergere e catturare l’attenzione del pubblico. Tutto è affidato all’abilità dei due attori che non sembrano essere riusciti ad entrare nei ruoli e ad inficiare ancora di più l’opera è il ritmo estremamente lento, che appesantisce questo film che a ben guardare appare più come un testamento spirituale del regista, un percorso intimo che viene compiuto dal cineasta dentro di sé.

La frase:
"Come fa questa gente a non pensare a quello che ci resta".

a cura di Federica Di Bartolo

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