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I 13 Spettri
Come per "Il mistero della casa sulla collina", ancora una volta viene rispolverata la tradizione del cinema horror di William Castle. Ma con ancor meno successo sebbene i produttori siano gli stessi: Gilbert Adler, Joel Silver e Robert Zemeckis.
Il lungometraggio di successo degli anni '60, 13 Ghosts, frutto del genio creativo di Castle, famoso forse più per le campagne promozionali degli horror a basso costo che produceva, che non per i film in sé, viene riadattato da due sceneggiatori esperti del genere, Neal Marshall Stevens e Richard D'Ovidio, mentre la regia è affidata a Steve Beck, ex direttore artistico degli effetti visivi con al suo attivo film di successo come "Indiana Jones e l'ultima crociata", "The Abyss" o "Caccia ad Ottobre Rosso".
Una storia piuttosto banale quella dei 13 fantasmi catturati dal perfido Cyrus Kriticus che attraverso la loro energia è così in grado di attivare il congegno meccanico costruito su degli antichi disegni, e aprire "l'Oculare" o "occhio dell'inferno", una sorta di porta della conoscenza universale, diventando l'uomo più potente della terra. Come vuole la tradizione del genere questi fantasmi sono decisamente orribili e anche piuttosto violenti, perché costretti alla cattività. Rabbiosi e irrequieti non svolazzano per le stanze ma aggrediscono instancabilmente chiunque gli si presenti a tiro. In ordine sono: il primogenito, bimbetto con una freccia piantata sulla fronte per l'eternità; il Torso, corpo incellofanato con la testa sottobraccio; la donna strangolata; l'amante sfiorita; il principe straziato, dal viso deturpato; la principessa adirata, giovane suicida con il corpo ricoperto di profondi tagli; la pellegrina, una condannata a morte per stregoneria; il grande bambino e la madre terribile; il martello, spirito assetato di sangue di un fabbro assassino; lo sciacallo, dalla testa chiusa in una gabbia arrugginita; e per finire il Moloch, il più micidiale di tutti, dal corpo completamente trivellato da fori.
Insomma un gruppetto di feroci personaggi davvero niente male, che però non fanno mai saltare sulla sedia. Sebbene il sangue "zampilli" copioso, di suspence e tensione neppure l'ombra. Annoiati sulla propria poltrona non si sorride neppure a tanta insulsa convenzionalità, mentre si fa sempre più irresistibile il desiderio di leggere i titoli di coda.
Menzione d'onore alla bella architettura realizzata per la casa dei Fantasmi, in cui le pareti esterne come quelle interne sono tutte in vetro. Un sensazionale gioco futuristico di trasparenze e apparenze con inserti art decò e liberty: il solo "personaggio" affascinante del film e unico elemento anti-convenzionale di tutta la storia. Tra gli oggetti contenuti nelle vetrine delle diverse stanze, una copia di "Dylan Dog", omaggio alla tradizione italiana degli acchiappa fantasmi.
Valeria Chiari
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