10 regole per fare innamorare
I seguaci irriducibili del web lo conoscono di sicuro grazie alle circa 45.000.000 di visualizzazioni ottenute dai suoi video caricati su YouTube sotto pseudonimo WILLWOOSH, mentre i meno attenti alla rete possono al massimo ricordare di averlo visto al fianco di Michela Quattrociocche ed Emanuele Bosi in "Una canzone per te" (2010) e a quello di Massimo Boldi in "Matrimonio a Parigi" (2011).
Sotto la regia del Cristiano Bortone autore del drammatico "Rosso come il cielo" (2006), Guglielmo Scilla è un timido e impacciato studente universitario fuori sede che, invaghitosi della splendida Enrica Pintore, chiede "consigli di rimorchio" ai compagni d’appartamento Fatima Trotta, Piero Cardano e Pietro Masotti; fino al momento in cui entra inaspettatamente in scena anche il padre sciupafemmine Vincenzo Salemme, il quale, casualmente in visita a Roma, porta il figlio a conoscenza delle dieci regole infallibili per conquistare l’altro sesso.
Regole da seguire nel corso dei circa 93 minuti di visione che, nonostante il titolo, nulla hanno a che vedere con l’omonimo testo concepito dallo stesso Scilla al fianco di Alessia Pelonzi, in realtà costruiti su una sceneggiatura a firma del regista con Annalaura Ciervo, Fausto Brizzi e Pulsatilla alias Valeria Di Napoli, la quale già curò insieme all’artefice del dittico "Notte prima degli esami" gli script di “Maschi contro femmine” (2010) e “Femmine contro maschi” (2011).
Del resto, mentre a fare da avversario sentimentale del protagonista provvede Giulio Berruti e ci si chiede se seduttori si nasce o se l'arte della seduzione si impara con l'esperienza, l’apporto del responsabile dell’ottimo "Ex" (2009) s’intuisce non poco, sia a causa delle diverse situazioni divertenti descritte (citiamo soltanto il primo tentativo di approccio sull’autobus), sia – e, soprattutto – per merito dei funzionali, a volte inaspettati risvolti narrativi; fortunatamente destinati a elevare l’insieme dalle fattezze che, in un primo momento, sembravano quelle di una fiction televisiva catapultata in maniera forzata nel grande schermo.
Tanto da permetterci tranquillamente di affermare che, pur senza eccellere, la prima escursione di Bortone nell’ambito della commedia, sguazzante con abilità tra luoghi comuni (il maschio trova sempre la sua femmina, ma ciò non è detto che sia necessariamente un bene) e colonna sonora per teen-ager (la vincitrice di "X Factor" Francesca Michelin nel mucchio), riesca a risultare decisamente meglio della contemporanea, mediocre prova brizziana "Com’è bello far l’amore" (2012).
Garantendo un piacevole spettacolo su celluloide adatto a tutti che, tra imprese da imbranati e problemi del cuore, mira principalmente a ricordare il sempreverde ma probabilmente veritiero pensiero secondo cui in amore pare che esista una sola regola: non esistono regole.
La frase:
"L’amore, prima ci porta in cielo e poi ci getta nell’abisso".
a cura di Francesco Lomuscio
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