Vicini del terzo tipo
Considerando l’improvvisa uccisione di un agente della sicurezza di un grande esercizio commerciale, nel corso dell’apertura del film, se non fosse per il fatto che, ancora prima, abbiamo già in scena i due mattatori della risata a stelle e strisce Ben Stiller e Vince Vaughn, difficilmente verrebbe da pensare che rientri nel filone della commedia lo spettacolo che sta scorrendo davanti ai nostri occhi.
Già, perché, a partire dalla, a suo modo inquietante, sequenza in questione, condita perfino con abbondante schizzo di sangue sul vetro, non sono elementi decisamente horror a risultare assenti all’interno del secondo lungometraggio cinematografico a firma del californiano classe 1977 Akiva Schaffer, a cinque anni dall’opera d’esordio "Hot rod - Uno svitato in moto" (2007).
Elementi che vanno da corpi orrendamente dilaniati al mostruoso look delle creature aliene che si trova a dover fronteggiare, appunto, Stiller; il quale, dopo "Tower Heist: Colpo ad alto livello" (2011) di Brett Ratner, torna alla guida di una squadra di individui pronti a tutto.
Una squadra, però, in questo caso non costituita da ladruncoli, ma da tre coraggiosi cittadini di Glenview, nell’Ohio, interessati a unire le proprie forze al fine di proteggere la comunità locale dalle minacce.
Tre coraggiosi cittadini che, oltre a quello del succitato protagonista di "2 single a nozze" (2005), hanno i volti del Jonah Hill de "Lo spaventapassere" (2011) e del televisivo Richard Ayoade; mentre, come in "Ragazzi perduti" (1987) di Joel Schumacher, è "People are strange" dei Doors a fare da colonna sonora.
Ed è soprattutto Vaughn, alle prese anche con la figlia adolescente ed il suo spasimante, a riuscire nell’impresa di regalare divertimento allo spettatore; mentre il cast tira in ballo, inoltre, lo storico R. Lee Ermey di "Full metal jacket" (1987), come sempre nel ruolo di un tizio piuttosto folle.
Al servizio di un curioso ibrido tra commedia hollywoodiana e pellicola fanta-horror che, lasciando addirittura avvertire al suo interno una certa critica nei confronti della società fallocentrica, sembra individuare le sue fasi migliori proprio nei momenti maggiormente legati al genere d’appartenenza di Jason Voorhees e Freddy Krueger (si pensi soltanto allo scontro finale con gli extraterrestri).
Infatti, da un lato è facile intuire che Schaffer potrebbe tranquillamente dedicarsi al cinema della paura, dall’altro, però, appare piuttosto difficile stabilire quanto il guardabile insieme possa lasciare soddisfatto lo spettatore interessato a ridere, ma non a trovarsi davanti gli occhi – seppur occasionalmente – violente immagini condite di splatter.
La frase:
"Sono teso perché ci sono degli alieni che stanno uccidendo persone nel nostro quartiere".
a cura di Francesco Lomuscio
Scrivi la tua recensione!
|